Le grandi fiere
Si aprono le grandi fiere internazionali del Mobile e del Vino con grande tripudio e sbandieramento di orgoglio nazionale. Almeno cinque ministri, oltre la premier, sono attesi a Verona per Vinitaly, che apre oggi, e altrettanti sfileranno in passerella al Salone del mobile, il cui successo è tale da mettere in crisi Milano e il sindaco Sala. Il “grand opening “ sarà il 15 aprile con la proclamazione della giornata del Made in Italy. Ma chi sono coloro che fanno il Made in Italy, e fanno bene al Made in Italy autentico, a chi lo lavora e a chi produce? Quali sono le risposte del sistema Italia ad un sistema imprenditoriale nazionale costituito da milioni di piccole e medie aziende che per oltre il 98% NON sono esportatrici?
Quelli che il Made in Italy lo vivono alla giornata
Tranquilli, la risposta istituzionale del Sistema Italia c’è, forte e chiara. Eccola. Migliore anche della pastasciutta nello spazio.
Il podio porta pallone, l’arco di allineamento dinanzi al quale tutte le squadre si schiereranno e la lavagna luminosa per le sostituzioni saranno personalizzati con l’adesivo dell’iniziativa. I Capitani si scambieranno il gagliardetto brandizzato Made in Italy e in televisione, in Italia, e anche all’estero andrà in onda una grafica dedicata. Infine, sui maxischermi sarà trasmesso questo spot realizzato per celebrare la creatività e l’eccellenza italiana. Intanto, lo speaker dello stadio leggerà un messaggio per informare i tifosi ignari e sensibilizzarli.
Ci dice il ministro Urso:
“Il Made in Italy rappresenta la squadra Italia, formata dalle migliaia di micro, piccole e medie imprese che riescono a realizzare prodotti di eccellenza, talvolta raggiungendo il podio globale nei settori più rilevanti. Celebreremo tutto questo il prossimo 15 aprile, in questa prima Giornata nazionale istituita nel giorno dell’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci e simboleggiata magnificamente dall’Uomo Vitruviano, l’individuo al centro di tutto, incarnando quell’approccio antropocentrico che sta alla base del nostro Made in Italy”.
Immagino che Leonardo Da Vinci sarebbe profondamente deluso nel vedere un simbolo così potente della sua ricerca dell’armonia tra l’uomo e l’universo essere strumentalizzata a fini di propaganda vuota e manipolatoria.
Quando ha creato il disegno dell’uomo vitruviano, Leonardo voleva esplorare concetti più profondi riguardanti la relazione tra l’uomo e il cosmo, tra la natura e la matematica. Per lui, era una manifestazione dell’interconnessione tra arte, scienza e filosofia. Leonardo era un uomo che credeva nell’elevazione dell’umanità attraverso la conoscenza e la bellezza, non attraverso manipolazioni superficiali e propaganda vuota. Oggi il Genio Italico del Made in Italy è ridotto ad annunci, leggi di facciata prive di contenuti di sostanza, Cabine di Regia pletoriche, Giornate celebrative, taglio di nastri con una narrazione mediatica che invece di promuovere le aziende italiane autentiche, lavora a una propaganda più o meno elettorale. Le conseguenze quali sono?
Quelli che il Made in Italy lo importano dall’estero
Si è scoperto che ai supermercati italiani arriva pane tipo Altamura importato dalla repubblica Ceca, e insaporito con una spruzzata di aromi chimici. La dimostrazione dell’errore di fondo che da anni contraddistingue le politiche di promozione del Sistema Italia, e i miliardi inutilmente spesi per valorizzare il prodotto nazionale autentico e contrastare le falsificazioni è data dal fatto che il falso Made in Italy continua ad aumentare e ha raggiunto ormai i 120 miliardi. Non solo non si è ridotto l’italian sounding, non solo non si fa niente per sostenere la certificazione dei prodotti italiani all’estero, ma addirittura ormai è talmente conveniente e sicuro farlo all’estero che noi per primi lo importiamo.
Sono oltre 10mila gli agricoltori che i giorni scorsi al Brennero hanno bloccato i TIR carichi di prodotti destinati a creare un falso Made in Italy, sulla via per danneggiare i nostri produttori.
Quelli dell’emergenza ambientale
Quando parliamo dei grandi numeri dell’export italiano, quando parliamo di “italian sounding” si parla anche dei pesticidi (glifosato incluso), che dai campi arrivano direttamente nei nostri piatti. Sempre più difficile battersi per la difesa dei temi ambientali perché si toccano grandi interessi, e si resta censurati e oscurati perché questi poteri hanno argomenti convincenti. Nelle nostre terre si vedono chiare avvisaglie, e le conseguenze del cambiamento climatico possono esser catastrofiche. Come potrebbero diventarlo? Un estate particolarmente calda potrebbe letteralmente distruggere le viti e renderne quasi impossibile il reimpianto.
Che si fa per affrontare l’emergenza annunciata? Fondi giganteschi sono allocati per lotta al cambiamento climatico. Tutto quello che però hanno prodotto sono un esercito di giuristi ed economisti esperti in coesione, sostenibilità, resilienza, parole vuote dietro le quali si nasconde il fallimento dell’azione pubblica, incapace di effetti concreti. Quelli che dissertano non sono esperti in agricoltura, innovazione, o ricerca di soluzioni, bensì burocrati che utilizzano expertise di lobby, politica, e finanza al solo scopo di mettere le mani sulle risorse del PNRR, invece di farle fruttare. E intanto l’emergenza ambientale si combatte a colpi di pesticidi, trattamenti, additivi, che aiutano le grandi produzioni dell’agrifood industriale: a cosa serve un Made in Italy non naturale? Quando si parla entusiasti di crescita del fatturato all’esportazione, trainato dalle aziende che fanno cento milioni di bottiglie, o quando al supermercato troviamo in offerta i vini doc a due euro, ci domandiamo cosa c’è dentro? Ci domandiamo che aria si respira nei territori dell’agricoltura intensiva? E’ questo il vero Made in Italy?
Il prodotto nazionale vero autentico e naturale delle aziende che lo fanno 365 giorni l’anno
Il nido dell’allodola nel vigneto è l’immagine meravigliosa per rappresentare di quello che dovrebbe essere il vero Made in Italy, e le uova deposte nel nido sono la prova incontrovertibile di un agricoltura davvero sostenibile e di una produzione sana e naturale.
Una produzione condotta da gente che lavora faticosamente tutti i giorni dell’anno per mandare avanti imprese, spesso di piccola e piccolissima dimensione, probabilmente avrebbe bisogno che le istituzioni facessero qualcosa di più che non una giornata autocelebrativa per tagliare i nastri. Grazie all’azienda che ci ha condiviso questo splendido messaggio, che vale più di mille comunicati commerciali. Qui il link al comunicato stampa. La promozione del Made in Italy focalizzata sul creare artificiosi brand istituzionali di cui nessuno sente il bisogno, e sul dare supporto ai grandi marchi internazionali non aggiunge valore e non aiuta la crescita delle piccole aziende esportatrici. Anzi le danneggia.
Io speriamo che me la cavo
Finora all’Italia le cose non sono andate tanto male. Se in quell’autobus impazzito chiamato Europa la smettessimo di sostenere chi gioca a sostenere le guerre, come vuole la stragrande maggioranza dei cittadini, e come non vuole la stragrande maggioranza dei politici, allora abbiamo le risorse e possiamo farcela a venire fuori dalla situazione di difficoltà mai viste che stiamo vivendo. Speriamo che vada tutto bene, ma se tutti i problemi permangono irrisolti, dalle piccole imprese, ai giovani, al sud, ci si domanda: quanto si potrà durare senza una strategia e senza una visione? Basta guardare gli spot alle partite per valorizzare l’Italia? Il Mezzogiorno ha visto decrescere la popolazione giovanile del 28% dal 2002. Un Sud sempre più “vecchio”, destinato ad avere sempre più incerte prospettive di sviluppo. In tutta Italia prosegue impressionante la fuga dei cervelli. I giovani se ne vanno, i talenti lavorano all’estero, le aziende chiudono. Il fenomeno è continuamente richiamato, da politici, economisti, opinionisti. Ma vi è un grave squilibrio tra denuncia e proposte; e tentativi di immaginare delle risposte, anche parziali. Vince la logica del c’è ben altro, ossia i candidati e le elezioni di turno. La questione del lavoro è certamente decisiva, ma non è la sola che motiva l’esodo di tanti giovani e la mancanza di stimolo a intraprendere in Italia. Gioca anche l’attrattività dei territori dal punto di vista sociale, dei servizi, delle opportunità culturali. Ed è su questo che bisogna lavorare: rendere complessivamente più attrattiva l’Italia per chi ci lavora, produce, esporta, per i giovani, meridionali e non, e per chi intraprende, al Sud come al Nord.
Dobbiamo mettere a punto nuove visioni per il futuro
Con il think tank che condivide il pensiero ExportItalia 2030, associazioni come Uniexportmanager, FederItaly, Fondazione Ampioraggio, AssoretiPMI, e altre grandi associazioni imprenditoriali visionarie che si stanno aprendo, così come persone illuminate presenti a livello di istituzioni e banche.
Stiamo lavorando per far emergere le visioni positive per il futuro del paese, le misure che hanno funzionato, quelle che favoriscono il Made in Italy, le piccole imprese, le reti e i nuovi modelli aggregativi, la cultura, l’uso intelligente dell’intelligenza artificiale, lo sviluppo di nuova imprenditorialità, e nuovi modelli al di fuori di schieramenti, di lobby, e di vecchi schemi. Qualcuno dirà che tutto questo è inutile: è esattamente la visione che ha portato a questa situazione ed è alimentata dai potenti interessi che lavorano contro l’Italia delle Piccole imprese, e cercano di narcotizzarle. Lavoriamo per migliorare l’export, e il futuro del Made in Italy. 365 giorni l’anno.
Grazie per leggere e condividere questa newsletter.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager
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