Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile…
Non è necessario lavorare nell’export business internazionale per comprendere l’elementare regola di buon senso che suggerisce di non entrare in una trattativa senza avere carte adeguate, basata su principi fondamentali di negoziazione e strategia. Entrare in una trattativa senza le giuste condizioni o risorse può portare solo conseguenze negative:
Svantaggio Negoziale: senza carte adeguate, si rischia di essere in una posizione di svantaggio, rendendo difficile ottenere risultati favorevoli;
Perdita di Credibilità: se si entra in trattative senza una posizione forte, si perde credibilità e influenza sul processo negoziale;
Risultati Insoddisfacenti: la mancanza di strumenti o risorse può condurre a compromessi non soddisfacenti o addirittura a fallimenti nella trattativa.
Il buon senso suggerisce di valutare attentamente le proprie risorse e condizioni prima di iniziare qualsiasi trattativa per evitare di mettersi in una posizione di debolezza.
800 miliardi per riarmare l’Europa
Non vediamo grande buon senso nel gigantesco piano di riarmo approvato in tutta fretta dall’Unione Europea. Infatti il piano non è passato dagli ormai inutili Parlamenti, ed è stato approvato dai 27 nonostante l’aperta contrarietà dei cittadini: è la nostra stessa Premier Meloni a dirci che il 74% degli italiani è contraria a un simile sperpero di risorse in armamenti, salvo poi dare l’assenso al piano criticandone solo il titolo “Rearm Europe”. E’ questa la democrazia di oggi.

La macchina di manipolazione della stampa è già avviata: basta leggere i titoli dei quotidiani e ascoltare i TG. E’ un film già visto, fin dai tempi delle norme idiote sul Covid, per farci digerire le decisioni che i potentati sovranazionali impongono a un classe politica che opera scelte contro l’opinione pubblica e contro ogni elementare senso comune. L’obiettivo sembra duplice: far paura alla Russia e attrezzarsi per fargli la guerra. Obiettivi palesemente irraggiungibili: perchè un Europa potrà certamente svenarsi per comprare carri armati e armamenti, e mandare soldati a morire per niente come hanno fatto gli Ucraini in una contesa folle che si sapeva persa in partenza. Il risultato non sarà diverso da quello di tre anni fa, come oggi dimostra l’uscita dell’America dalla partita. Infatti quanto tempo e quanti altri soldi serviranno per competere nella guerra nucleare contro un nemico che ha 6000 testate nucleari con relativi missili, e che militarmente ci sovrasta, per giunta con spese militari inferiori a quelle che già sostengono i paesi UE?
E quindi?
La soluzione è molto semplice ed è sotto gli occhi di tutti. Cambiare tavolo per giocare dove si hanno le carte. E’ quanto ha fatto l’America, che ha preso atto che la partita Ucraina era persa, o comunque arenata in uno stallo costoso e senza fine. La contesa era esplosa con l’invasione russa, ma questa era notoriamente stata provocata da una alleanza atlantica evoluta da difensiva e pacifista a offensiva e bellicista, per azzerare la Russia.

Visto che la partita non si poteva vincere, Trump si è sganciato spregiudicatamente riproponendo un tavolo di pace, nel quale sostanzialmente si spartisce l’Ucraina con i Russi, e la cosa diventa oggettivamente, per il popolo ucraino, il male minore. E’ quello che dovrebbe fare l’Europa, che invece di prendere consapevolezza della realtà propone uno stupido inutile e disastroso piano per il riarmo. Visto che 800 miliardi a quanto pare ce li abbiamo in Europa, il buon senso sarebbe spenderli per rafforzare l’economia e il commercio internazionale dei paesi europei, che significano il bene comune dei suoi cittadini.
Sul piano produttivo e commerciale l’Europa può diventare veramente una temibile protagonista, appena la smettesse di pensare e comportarsi come un’ improbabile potenza militare. L’Europa non ha le carte. La partita dell’Europa si vince sul piano del business, dell’economia, della produzione, della riduzione del costo dell’energia, riaprendo canali – anche con la Russia, sebbene di fatto non si siano interrotti del tutto – trattando per rimuovere le autosanzioni, ossia quelle cha hanno hanno danneggiato la nostra economia e rafforzato quella dei destinatari, entrare con l’Ucraina nella partita di pace e ricostruzione, e smettere di perseverare nell’errore di sostenere i produttori di distruzione e morte.

Sono concetti e considerazioni di cui non troviamo alcuna traccia in contesti come lo stanco rituale “passerella” dell’oceanica “cabina di regia per l’internazionalizzazione”, appena tenutasi a Roma. Che avrebbe dovuto dare idee, contributi concreti, e input al Sistema Paese sulle strategie per tutelare le imprese italiane sui mercati internazionali, e aumentare la loro competitività di fronte alle attuali e pressanti sfide geopolitiche. Come sapete, col think tank #ExportItalia2030 non abbiamo paura di dire la verità, ci opponiamo alla manipolazioni, lavoriamo per migliorare l’export. In questo non c’è ideologia, né vuole esserci polemica, solo comune buon senso e idee che è bene condividere. Grazie per chi ci legge e per chi condivide questa newsletter.

Giuseppe Vargiu
Presidente Uniexportmanager
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