Ancora più difficile la ripartenza quest’anno per le aziende italiane esportatrici. Non che gli ultimi tempi siano stati facili. E’ ancora vivo il ricordo dei lockdown, del blocco dei trasporti, mentre ci restano ancora autosanzioni e bollette quadruplicate. Ora, nell’incertezza generale causata da un’Europa che, come si è accorto anche Draghi è evaporata, importanti risorse pubbliche destinate al sostegno alle imprese rischiano di essere reindirizzate a ponti, armamenti, e qualcuno vorrebbe anche far partire i nostri eserciti per la guerra.

Fortuna che resta ancora qualche pezzo di PNRR: vediamo se e come sapremo farne uso.

Sicuramente la trattativa dei dazi USA, che l’Europa ha gestito, o meglio subito, nel modo che sappiamo, qualche problema lo ha creato. Ma la paura non sono i dazi come vorrebbe farci credere la narrazione idiota dei media, che di impresa, specialmente piccola e media, sanno poco o niente. Ho parlato con diversi imprenditori ultimamente. La risposta più significativa l’ha data un imprenditore vicentino con una frase forte e diretta: «I dazi? Mi fanno il solletico».

Un atteggiamento che denota un carattere pragmatico e una grande sicurezza nel proprio lavoro e nella strategia aziendale. L’imprenditore racconta di come, da anni, incrementa vendite, contatti e distributori all’estero fronteggiando i problemi con risposte adeguate, grazie a una sana gestione e alla visione collaborativa dell’export management. Pubblicheremo presto l’intervista, oggi il tema è un altro.

La chiave è raggiungere consapevolezza del proprio profilo di business internazionale. Prima ancora del Made in Italy in sé, il successo aziendale, non solo nell’export, poggia sulla capacità di mettere insieme un sistema territoriale efficiente, sull’acquisire competenze, e un team di persone motivate. Un modello collaborativo adatta l’evoluzione dell’azienda e del brand  a un’attenta analisi delle risorse, dei mercati, e del progresso tecnologico. Non si lascia condizionare da barriere doganali o da scenari politici altalenanti, o dall’inconsistenza dei governi, ma si focalizza sul lavoro concreto con clienti e partner. Le difficoltà fanno parte del percorso che ogni imprenditore deve saper superare, ma in Italia, sull’export, si parla troppo spesso con toni propagandistici e troppo poco con spirito operativo, cioè si pensa poco alla necessità vitale di costruire rapporti solidi e duraturi con collaboratori qualificati, clienti e partner internazionali, che invece sono fondamentali per crescere davvero nei mercati esteri.

I toni trionfalistici che esaltano l’eccellenza del Made in Italy senza un reale supporto alla concreta operatività internazionale delle mPMI hanno portato alla diffusione di un approccio per l’export business fatto di aspettative esagerate, destinate a infrangersi sulla realtà. Accade, per esempio, che quando invece di portare competenze e progetti alla loro portata si spingono le microimprese a sprecare tempo e denaro su inutili pellegrinaggi come l’Expo di Osaka.

Bellissima facciata. Ma appunto, solo facciata. Le aziende possono anche farsi il viaggio in Giappone, ma quelle che affrontano l’export senza idee chiare, senza una reale consapevolezza delle proprie risorse, delle loro competenze e vantaggi competitivi, e che si affidano principalmente alla fortuna o alle sirene della propaganda per intercettare clienti tramite fiere o piattaforme e-commerce, adottano un approccio velleitario destinato a fallire.

Non c’è piano di export che possa  avere successo nel mercato internazionale senza  partire da un assessment di export readiness, come ad esempio  quello previsto dalla norma UNI/PdR 163. Questo assessment consente di valutare lo stadio di maturità export dell’azienda, di profilare e posizionare correttamente l’impresa, e di definire un percorso strutturato di crescita che la renda effettivamente pronta e competitiva per acquisire le giuste competenze e affermarsi nel business internazionale. Viviamo in un’epoca in cui la velocità e l’instabilità del cambiamento mettono costantemente in discussione tutto ciò che pensiamo di sapere per questo dobbiamo recuperare l’abilità di apprendere e riapprendere, ogni volta che il contesto lo richiede.

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Aiutare aziende e operatori per migliorare l’export e l’internazionalizzazione è quello che contiamo di fare nei prossimi appuntamenti degli export people a Milano durante Go International, con la collaborazione di Uniexportmanager. Durante l’evento potrete incontrare i nostri stakeholder veramente impegnati nello sviluppo business internazionale, e allo stand Uniexportmanager sarà possibile ad aziende e export people richiedere l’accesso al Voucher AI per l’International Audit conforme alla Pdr UNI 2021, seguire il workshop EXPORT INTELLIGENTE: STRATEGIE STRUMENTI STORIE per AZIENDE e TERRITORI, assistere alla presentazione del progetto Vicenza Export Tales, in collaborazione con la Camera di Commercio Vicenza, partecipare all’evento di export collaborativo Africa Summit, accreditarsi e trovare supporto per i numerosi bandi di export, innovazione, e internazionalizzazione che coinvolgono export manager e innovation manager che le amministrazioni regionali d enti istituzionali hanno in corso di emanazione in vista della scadenza del PNRR.

E’ un appuntamento importante per incontrare chi lavora per un export migliore. Vi aspettiamo!

Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexpormanager