Il business internazionale stipendia con ingaggi favolosi gli specialisti che sanno usare l’intelligenza artificiale.

A livello internazionale la caccia si estende agli export manager che lavorano con l’intelligenza artificiale, o che comunque hanno capacità di collaborare con specialisti AI. In Italia, per migliaia di imprenditori del Made in Italy, di andare a caccia di competenza vincenti invece non se ne parla proprio. Si preferisce restare fermi aspettando non si sa cosa. Magari ci si lamenta impotenti, di fronte ai dazi del 30%. Quando  va bene, ci si affanna a cercare l’ export e l’internazionalizzazione con iniziative estemporanee e prive di qualsiasi visione strategica. Come, per esempio, partecipare a Expo Osaka, o a conferenze sterili come quella sulla ricostruzione ucraina, al seguito di funzionari e politici.

Il sogno dell’imprenditore italiano medio, alimentato dalla distorta narrazione dei media e da una certa propaganda istituzionale, è di ingaggiare l’export manager superman, che in breve tempo fa arrivare ordini, contratti, e nuovi clienti che adorano i prodotti italiani, che comprano al nostro prezzo, che pagano anticipato, e che non si lamentano dopo la consegna. Al risveglio del sogno resta la dura realtà, dove l’unico superman disponibile è Trump, che tratta da padrone i governanti europei, i quali non sanno esercitare la forza contrattuale di essere il primo mercato mondiale, e obbediscono come servi sciocchi, ribaltando il conto da pagare su cittadini e imprese.

Donald Trump ha sconvolto le regole, adottando un approccio imprevedibile e aggressivo. Cardine della sua politica è stata la cosiddetta “Madman Theory” (Strategia del Cane Pazzo), un concetto  sviluppato da Richard Nixon durante la Guerra Fredda. L’idea di fondo è semplice: se un leader appare irrazionale e disposto a tutto, i suoi avversari saranno meno inclini a sfidarlo apertamente, per paura di una reazione imprevedibile. Trump applica questa strategia in vari scenari, interni e internazionali, alternando minacce estreme a improvvisi gesti conciliatori. Un approccio che sta configurando un nuovo ordine mondiale multilaterale, a danno di coloro che non si sono attrezzati alle nuove sfide, come i leader dei governi UE, che incredibilmente continuano a genuflettersi e obbedire ai diktat di un cane pazzo che gli fa la guerra commerciale. Con danni ancora maggiori per le  aziende dell’UE che non sapranno attrezzarsi. Attrezzarsi, per le imprese, significa la  necessità di non farsi sfuggire i nuovi  treni per l’export, e di non farsi travolgere dai treni, come quello dell’ Intelligenza Artificiale, manovrati dai concorrenti.

Sta passando un treno, quello dell’intelligenza artificiale abbinata all’export, che può portare al successo lo sviluppo internazionale del vostro business.

Per chi ha la responsabilità di gestire imprese, progetti, e per il futuro di aziende e dipendenti, la metafora di Faletti ripropone un immagine potente ma inquietante. In tempi di angoscia, di fronte a un ordine mondiale senza più regole né valori, dominato dai cani pazzi, il problema non è intraprendere il viaggio del commercio internazionale. Che non sarà  più quello che è stato finora. Il problema è il dubbio. Il treno non è solo movimento, è scelta. Salire, restare, rincorrere, lasciarsi sfuggire le occasioni. Per non parlare delle alternative estreme di farsi travolgere, o di guidare la locomotiva. Ogni treno scelto per una destinazione ne cancella altre. Così come ogni treno perso significa perdere una infinità di occasioni. L’immobilità è l’unico fallimento certo. Il treno sbagliato non è un errore, l’errore è restare fermi mentre tutto scorre intorno a voi.

Per chi vive del proprio business e della propria professione oggi tutto è più incerto, e le scelte sono più fragili. Ma il dramma non è la precarietà, bensì la paura di osare. Restiamo fermi non per saggezza, ma per paura. I treni passano e  noi li perdiamo, non partiamo con loro. Alcuni saranno sbagliati, altri ci condurranno dove dovevamo arrivare. L’importante è avere il coraggio di partire. Il ruolo chiave degli export manager oggi più che mai è quello di sostenere una buona partenza. Perchè per arrivare a destinazione in uno scenario internazionale cosi complesso bisogna essere adeguatamente consapevoli, attrezzati, e preparati.

Il punto di partenza è semplice: cosa sapete davvero del nuovo ordine mondiale internazionale e dell’export con l’AI? Se pensate di saperne abbastanza di export con le fiere e con chatGPT, dovete darvi una regolata. Sentiamo Socrate, raccontato qui da Dino Fusaro, e applichiamo il concetto alla filosofia imprenditoriale.

Piu’ so e piu’ so di non sapere. La prima risposta, come già scrivevo nel 1998 nel mio libro sulle 77 tecniche del commercio elettronico, è che più impari e più ti rendi conto di quanto non sai. Ma una cosa è certa: se subisci l’AI senza governarla, ne resterai vittima.

E’ lo stesso errore fatto da chi propone o insegna modelli di export validi per tutte le aziende, per tutti i settori, per tutti i mercati. Questo è anche l’errore fatto da potenti software d ricerca di mercato e da chi si affida ciecamente al faidate dell’intelligenza artificiale. Il problema è che ogni azienda è una realtà a sé. A seconda di come il progetto export viene rapportato al livello di readiness della struttura aziendale, il risultato di un approccio standard, della serie si è sempre fatto così, sarà  catastrofico.

Il mondo non aspetta, L’AI è già realtà e le competenze degli esperti fanno la differenza. Le multinazionali ingaggiano export manager con competenze avanzate in AI, pagandoli a peso d’oro, ma sono le piccole imprese quelle che possono trarre maggiori o vantaggi dell’AI e dal nuovo ordine mondiale dell’export. Ma prima che in export o in improbabili app miracolose, è necessario acquisire consapevolezza. Investire in competenze di export management ed AI Innovation Management è per le aziende un opportunità irrinunciabile. Ed è un occasione da cogliere al volo data la quantità di incentivi incredibile resa disponibile dalle misure PNRR in scadenza, con bandi aperti che per le microimprese rimborsano a fondo perduto fino al 100% dei costi.

Avere consapevolezza di quello che è il ruolo e il posizionamento effettivo del vostro business e dell’impatto che potete  effettivamente conseguire sul mercato internazionale è il presupposto indispensabile di qualunque progetto export, e, prima ancora, di qualunque progetto di sviluppo business internazionale. E’ da qui che parte il vostro treno. Solo questa consapevolezza può generare una visione, una strategia, un progetto operativo che non è necessariamente un piano di export, ma che può tradursi, per esempio, in un piano di rafforzamento imprenditoriale, o di ricerca di alleanze strategiche, di investitori, e di funding.

Sono tante le alternative a disposizione:

1. Assumete esperti: interpellate e ingaggiate export manager che abbiano già esperienza nell’uso di strumenti digitali avanzati.

2. Sperimentate: non abbiate paura di testare nuove piattaforme, CRM intelligenti, o chatbot per il customer care internazionale.

3. Formazione continua: investite in corsi e aggiornamenti sull’AI applicata all’export.

4. Collaborate: cercate partnership con startup e consulenti specializzati in AI e internazionalizzazione.

Ma soprattutto, acquisite consapevolezza con un audit/assessment come quello della UNI:PdR 163, meglio se abbinato a tool di intelligenza artificiale.

Per esempio Uniexportmanager, associazione professionale senza scopo di lucro nata con la missione di migliorare l’export del Made in Italy, in collaborazione con associazioni e istituzioni visionarie come #FederItaly #Ampioraggio e #AssoretiPMI, aperto ad associazioni imprenditoriali e amministrazioni regionali, e sostenuto a livello locale da enti camerali  come ad esempio le  CdC Vicenza e  Salerno, ha annunciato un programma nazionale di audit/assessment gratuito, per mappare la consapevolezza export delle aziende italiane nel nuovo contesto internazionale e tecnologico. Il mercato internazionale non premia chi si accontenta di seguire la folla o le vecchie abitudini. Serve visione, coraggio, e capacità di governare le nuove tecnologie. Chi saprà integrare l’intelligenza artificiale nelle strategie di export non solo sopravvivrà, ma diventerà protagonista della scena globale. “Più ne sai, più sai di non sapere. Ma chi non si aggiorna, rischia di non sapere nemmeno cosa sta perdendo.”

Grazie per seguire e condividere questa newsletter: lavoriamo insieme per migliorare l’export.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager