La follia dilagante nel nuovo ordine mondiale sta mettendo in crisi principi consolidati da secoli. Le regole del diritto internazionale vengono ignorate, i valori umanitari messi in disparte, e le contraddizioni dei potenti e i risultati della mediocrità dei governi sembrano insormontabili. In questo scenario, la capacità di cambiare le cose sembra sfuggire anche a chi vorrebbe agire con buon senso e concretezza.

In un mondo dove politica e finanza rischiano di potarci alla catastrofe totale, sono gli imprenditori e chi è chiamato ad assisterli a emergere come veri risolutori di problemi concreti. La loro capacità di muoversi rapidamente, di adattarsi e di trovare soluzioni pratiche supera spesso quella dei governi e delle grandi multinazionali. Tuttavia, fare impresa oggi significa essere immersi in una competizione continua, resa ancora più intensa dall’accelerazione impressa dall’intelligenza artificiale e dalle nuove tecnologie.

La frenesia del business moderno, unita all’ossessione per la performance e alla paura di perdere opportunità, rappresenta una delle sfide più grandi per chi lavora nell’export e, più in generale, nel mondo degli affari. Le urgenze tendono a imporsi per la loro immediatezza, mentre la pressione di un mondo dominato dalla propaganda e da informazioni distorte spinge a “spegnere incendi” invece che a costruire basi solide per il futuro.

La cultura organizzativa spesso premia la rapidità e la reattività, a discapito del pensiero strategico e prospettico. Così, rischiamo di trascurare ciò che davvero conta: idee a lungo termine, conversazioni profonde, collaborazione con amici, partner, colleghi, apprendimento reale. Sono questi elementi che ci permettono di crescere e progredire. Nel settore export, rallentare sembra impossibile, ma ogni tanto è fondamentale fermarsi, riflettere e prendersi una pausa. Dimenticare per un attimo l’ossessione per social, viaggi e fiere ci aiuta a usare meglio il nostro tempo, a lavorare non di più, ma meglio, e soprattutto a fare ciò che è giusto.

In un mondo dove molte cose sfuggono al nostro controllo, la serenità diventa una risorsa strategica. Non è facile, perchè l’indignazione rispetto alle cose abominevoli che vediamo tutti i giorni a Gaza è inferiore solo al disprezzo verso i governanti mediocri eletti dal popolo che le consentono e che le sostengono, schierando a favore dei criminali colpevole ignavia, ipocrisia, e complicità. Purtroppo non possiamo cambiare queste cose. Saper mantenere la calma di fronte all’assurdità e all’incertezza è essenziale per chi fa business. Il pensiero positivo non è solo un atteggiamento, ma una forza che permette di affrontare le sfide con lucidità, di trovare nuove soluzioni e di costruire, giorno dopo giorno, un futuro migliore per sé stessi e per gli altri.

E’ il pensiero Export Italia 2030, una scuola di pensiero fondata sulla collaborazione aperta che induce alle imprese e alle istituzioni illuminate nuove visioni ed è condivisa e portata avanti da associazioni come Uniexportmanger, Fondazione Ampioraggio, FederItaly, AssoretiPMI.

Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager