Viviamo nella società dell’1% di persone che possiedono beni, ricchezze, e potere oltre l’immaginabile, mentre il resto soffre difficoltà crescenti.
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Le oligarchie e il Technology Military Complex preoccupano persino il presidente Biden, che nel suo ultimo discorso dallo studio ovale ci dice: “…alcune cose che mi preoccupano molto come la pericolosa concentrazione di potere nelle mani di pochissime persone ultra-ricche. Oggi, in America sta prendendo forma un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente l’intera democrazia, i nostri diritti e libertà fondamentali”.
Non è solo l’America
Il “Billionaire’s index”, dell’agenzia internazionale Bloomberg, conferma la tendenza in crescita della ricchezza di una piccolissima percentuale della popolazione mondiale, è il fenomeno dell’enorme disuguaglianza economica che caratterizza la nostra epoca a livello globale. Il 2024, infatti, è stato estremamente fruttuoso per i miliardari, un’elitè di circa 500 persone con i patrimoni più alti del mondo, che operano in particolare nel settore tecnologico.
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E l’Italia?
Andate a vedere qui, se volete, gli italiani presenti. Ma non è questo il tema. L’impressione è che siamo diventati una società nella quale non circolano più idee, ma solo propaganda: la politica è una commodity, venduta sui media, un sistema ormai intimamente connesso ai Governi, alle lobby, agli apparati, asserviti a loro volta ai poteri sovranazionali. Lo dimostra la conferenza stampa governativa di fine anno dove su 40 domande dei migliori giornalisti italiani alla premier, in gran parte concentrate su Elon Musk, non ne ho sentito una riguardante il sostegno alla pace. La domanda più interessante fatta alla Presidente è stata se quando cammina sta attenta a calpestare le formiche.
Le PMI del Made in Italy come formiche
Le formiche sono creature minuscole, apparentemente insignificanti, ma essenziali per l’equilibrio degli ecosistemi. Nella nostra società, le formiche possono essere assimilate alla miriade di piccole imprese che costituiscono l’ossatura economica del Paese. Sono i piccoli artigiani, i commercianti, le startup, e le imprese a conduzione familiare che, pur operando lontano dai riflettori, mantengono viva l’economia locale e nazionale, sostengono l’export, generano occupazione, e tessono il tessuto sociale delle nostre comunità. Sono loro le protagoniste del Made in Italy vero.
Eppure, queste “formiche” sono vituperate da molti esponenti, per fortuna non tutti, del Sistema Italia dell’export, che le vedono come un noioso ostacolo alla spartizione delle risorse a favore dei grandi gruppi dominanti, spesso sovranazionali. Chi lavora tutti i giorni nel mondo dell’export lo sa bene. Le organizzazioni che dominano la tecnologia, la finanza, e il commercio internazionale dettano regole, impongono standard, e condizionano i mercati, lasciando alle piccole imprese un margine sempre più stretto per sopravvivere e prosperare. Giganti tecnologici impongono algoritmi che favoriscono i grandi player, conglomerati finanziari controllano l’accesso al credito, multinazionali del commercio stabiliscono dinamiche di prezzo e distribuzione che soffocano la concorrenza locale.
Non calpestate le formiche
In questo contesto, non calpestare le formiche diventa un imperativo. Significa riconoscere il loro valore, proteggerle da condizioni inique e creare per loro spazi di crescita sostenibile. I governi dovrebbero impegnarsi per ridurre il peso della burocrazia, lavorare per una giustizia giusta e rapida invece che per dispute idiote sulle carriere dei giudici, offrire incentivi mirati e promuovere regolamenti che limitino gli abusi di potere delle grandi organizzazioni e delle piattaforme sovranazionali. I consumatori, dal canto loro, possono fare la differenza scegliendo di sostenere il commercio locale, acquistando da piccole imprese e privilegiando la qualità rispetto alla quantità.
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Le formiche ci insegnano che la forza non sta nella grandezza, ma nella collaborazione e nella resilienza. Se le sosteniamo, possiamo garantire che l’economia rimanga diversificata, sana e profondamente radicata nella realtà delle nostre comunità. Non calpestare le formiche significa preservare il futuro di tutti.
La promozione del Made in Italy
I riti istituzionali del prodotto italiano autentico prevedono nelle prossime settimane gli annunci e programmi di promozione per l’export: molte associazioni sono state invitate a presentare proposte. Quello che ci auguriamo è che siano proposte soluzioni concrete, che sostengano l’export delle PMI con nuovi modelli che ne potenzino la competitività portando loro competenze, management, e risorse finanziarie adeguate per farle crescere ed evitare di essere calpestate come formiche.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager
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