E’ passato quasi un anno dalla  emanazione e della LEGGE 27 dicembre 2023, n. 206. Recita così il sito del MIMIT:“la legge Quadro per il Made in Italy mira a sostenere e promuovere, sia a livello nazionale che internazionale, le eccellenze produttive e il patrimonio culturale del nostro Paese. È un impegno verso la valorizzazione del Made in Italy, un marchio che racchiude la qualità, l’innovazione e la tradizione del nostro tessuto imprenditoriale e culturale. Enti statali, regionali e locali  devono lavorare  insieme per rafforzare i settori chiave che rappresentano il cuore del Made in Italy, mirando a promuovere la nostra terra e le sue peculiarità anche all’estero. Uno sforzo condiviso basato su una visione di futuro sostenibile e inclusivo, dove le pratiche artigianali vengono preservate e il lavoro di giovani e donne è valorizzato e incoraggiato. L’obiettivo è creare un ambiente dove l’eccellenza italiana possa continuare a crescere e a essere apprezzata in tutto il mondo, facendo della sostenibilità, dell’inclusione sociale e della valorizzazione delle competenze artigianali i pilastri su cui costruire il futuro del Made in Italy”.

Al recente convegno sul Made in Italy, organizzato a Verona da FederItaly Veneto, partecipava un simpatico e importante esponente ministeriale, collegato in videoconferenza dal suo tavolo  al MIMIT, il quale con un approccio amichevole sembrava gridare “sto lavorando per voi e sono qui per deviare l’attenzione”, con un rassicurante sorriso da manuale, studiato per sembrare rassicurante, che ci lasciava una vaga sensazione di disagio. Alla domanda della  giornalista sullo stato dell’arte della legge un anno dopo, il nostro eroe è partito con una formidabile esibizione di virtuosismo verbale:

La supercazzola sul Made in Italy si è prolungata per venti minuti, con la citazione di una serie di “realizzazioni” così fumose da sembrare uno spettacolo pirotecnico. Il senso era: abbiamo creato le condizioni ottimali per la creazione di condizioni ancora più ottimali, per l’export delle PMI e la valorizzazione del Made in Italy. Questo mentre la giornalista, e gli organizzatori, ormai confusi e incerti se la domanda originale  fosse stata compresa, educatamente  ringraziavano. Alla fine, con un sorriso radioso, il funzionario ha concluso, in sintesi, che il MIMIT sta lavorando alacremente per soluzioni definitive  che non solo risolveranno i problemi dell’export e per creare non solo grandi opportunità per le PMI dei prodotti italiani autentici, ma che renderanno il Made in Italy un esempio di eccellenza per il  futuro”. Nessuno del pubblico ha capito cosa significhi esattamente, ma tutti hanno applaudito, e così,  con un cordiale saluto agli organizzatori, il collegamento  sfila via, lasciandosi alle spalle una nube di parole elegantemente inutili, e una sala con più domande di prima.

Vogliamo andare a vedere  in concreto cosa è stata finora la legge quadro sul Made in Italy in un periodo di incertezza totale nel quale una visione istituzionale chiara, una guida e una serie di azioni concrete e positive si rende quanto mai necessaria? Quattro sono i pilastri della legge di tutela del Made in Italy:

1. Filiere strategiche;

2. Istruzione e formazione;

3. Promozione dei prodotti;

4. Tutela del Made in Italy;

Andiamo a vedere lo stato dei lavori:

La legge è sostanzialmente una serie di vuote enunciazioni perlopiù rimaste tali: Filiera nazionale del legno per l’arredo; Valorizzazione dell’olio di oliva vergine; Sviluppo sostenibile delle fibre tessili; Transizione verde e digitale nel settore moda (qui qualcosa si muove, sono a bando 15 milioni di incentivi); Investimenti nel settore tessile, della moda e degli accessori; Supporto al settore nautico (annunciato un fondo da 3 milioni) per la transizione ecologica; Approvvigionamento di materie prime per la ceramica (non risulta esser stato fatto niente in risposta alla crisi internazionale); Forniture di qualità per l’amministrazione pubblica. Verranno introdotte nuove linee guida per incentivare la qualità dei prodotti italiani ed europei e facilitare l’accesso agli appalti pubblici da parte di piccole e medie imprese: aspettiamo. Informazione trasparente su pane e pasta: una commissione tecnica istituita dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy definirà nuove linee guida per mettere in evidenza la qualità del pane fresco. Le uniche filiere che sembrano interessare veramente il nostro governo sembrano quelle che sostengono le aziende pubbliche, le grandi organizzazioni padrone della distribuzione dell’agricoltura, dell’industria, e della finanza, e soprattutto il comparto bellico.

Qui abbiamo la fondazione imprese e competenze per il Made in Italy, che ha l’obiettivo di assegnare ogni anno il premio Maestro del Made in Italy. Ma il vero  fiore all’occhiello di questo pilastro strategico è il Liceo del Made in Italy. L’ultima uscita è di 3 giorni fa:

“Il liceo del Made in Italy, come tutte le innovazioni, ha un tempo di assestamento, deve essere una sperimentazione che mette in condizione di verificare le cose che funzionano e le cose che funzionano di meno”. Lo ha sottolineato a Verona il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, a margine dell’apertura di Job&Orienta“… l’intuizione è fondamentale, e risponde all’esigenza che abbiamo come nazione di continuare a rappresentare il Made in Italy, che per noi significa ‘fatto in Italia’, come quello che invece viene percepito fuori dai nostri confini, che è fatto bene, è buono, ed è la rappresentazione di una richiesta forte che viene di qualità italiana. E allora avere una scuola orientata, specializzare giovani che hanno questo desiderio di quelle materie che permettano di affermarci in quei settori è strategico. Grandioso. Un’occasione, quella di diffondere la consapevolezza e la cultura internazionale del Made in Italy in tutte le scuole, persa, e sprofondata nel ridicolo.

Qui la fantasia del legislatore del Made in Italy si esalta veramente: le iniziative sono cosi’ tante che non basterebbe un’altra legge per realizzarle tutte. Dopo l’invio della pastasciutta nello spazio, stanno già preparando la legge che istituisce la giornata nazionale del panettone, e un’altra settantina di simili “giornate” dell’idiozia nazionale:

  • Esposizione nazionale del made in Italy
  • Tutela del patrimonio immateriale
  • Registrazione dei marchi culturali
  • Regolamentazione dei Domini Internet culturali
  • Tutela del Settore Termale
  • Imprese culturali e creative: prima della legge esisteva un fondo per le aziende creative e culturali. Ora è inattivo.
  • Creatori Digitali
  • Salvaguardia delle opere musicali, audiovisive e librarie
  • Promozione del turismo: Per coordinare la promozione dell’Italia come destinazione turistica è stato istituito un comitato nazionale!
  • Sostegno al settore fieristico e ai mercati, invece di sostenere le aziende fieristiche si sostengono le fiere.
  • Certificazione di qualità della ristorazione italiana nel mondo
  • Promozione della cucina italiana all’estero
  • Mutui a tasso agevolato per le imprese agricole
  • Protezione delle indicazioni geografiche e dei prodotti agroalimentari: è stato disposto un fondo dedicato. Lo aspettavamo tutti.
  • Valorizzazione di tradizioni rurali
  • Distretti del prodotto tipico italiano
  • Registro delle città di identità agricola

In questi giorni, nel frattempo, fa tappa in India il tour internazionale della Amerigo Vespucci con connesso padiglione italiano e codazzo di delegati e autorità. Negli stessi giorni nei quali la nave più bella del mondo è a Mumbay, un altro simbolo del Made in Italy la affianca: la Ape Piaggio, che chiude a Pontedera e trasloca proprio in India. Meno male che la legge per il Made in Italy c’è.

Ultimo ma non ultimo le iniziative per contrastare il falso:

Contrassegno per il Made in Italy; prodotti tipici (non alimentari): per valorizzare il patrimonio culturale nazionale, apposite iniziative di ricognizione promuovono le produzioni artigianali e industriali italiane, garantendo l’autenticità dei prodotti tipici non alimentari attraverso specifici disciplinari di produzione. Blockchain per la tracciabilità delle filiere: bellissima idea, basta la blockchain e uno si traccia la sua filiera come gli pare. Questa si è valorizzazione. Imprese made in Italy e realtà virtuale: il Ministero sostiene la transizione digitale dell’industria e dell’artigianato italiano verso l’uso di ambienti virtuali immersivi. Ci mancava. Lotta alla contraffazione: si rafforzano le misure contro la contraffazione, con comitati e commissioni consultive. Intanto l’ Italian Sounding prospera come non mai.

Non può continuare cosi, e non è giusto prendere in giro imprese e persone che lavorano e producono con una legge che è poco più di una fabbrica di enunciazioni. Non si vede nel nostro Paese una strategia chiara preordinata a sostenere il rafforzamento dei milioni di Piccole Aziende che sono il cuore del Made in Italy, portando loro competenze e risorse che oggi sono sistematicamente dirottate altrove. Sarebbe l’unico modo per salvare il paese dalla rovina o dal diventare ostaggio delle multinazionali. La strategia sembra quella di emanare una legge che nei fatti esprime la mancanza di strategia e il vuoto a perdere mentale di coloro che l’hanno emanata e votata, adeguandosi non all’interesse del paese ma alle scelte delle confederazioni dominanti e alle influenze delle lobby internazionali che incombono sui governi: lobby che notoriamente  non hanno molto a cuore il futuro delle piccole imprese italiane o del prodotto nazionale. Vorremmo delle le leggi almeno di vuoto a rendere, ossia che almeno restituissero qualcosa anche alla gente che lavora. Imprenditori, piccole aziende, i professionisti, e le associazioni professionali e imprenditoriali, almeno quelle che fanno l’interesse dei propri associati del paese e non sono colluse con le lobby e gli apparati di potere, devono avere il coraggio di disturbare il manovratore. Bisogna dire forte e chiaro che se non si cambia registro sul settore più vitale, quello del commercio internazionale del Made in Italy, il paese proseguirà un declino che già vede la popolazione decrescere e i nostri giovani andarsene perchè non c’è futuro. Il prossimo appuntamento è a Milano il 18 dicembre all’Università Bocconi. Sentiremo cosa ci dicono sul futuro dell’Export le associazioni chiamate a intervenire , il sistema diplomatico, il vicepresidente del Consiglio.

Export Italia 2030 ci sarà. Facciamo sentire una voce che forse è irriverente e fuori dal coro, ma lavoriamo nell’export e facciamo tutto il possibile per migliorarlo. Grazie per leggere e condividere questa newsletter.

Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager