Nel paese, che qualcuno continua a definire di Pulcinella, scatta la ripresa autunnale, aperta dal consueto meeting di Rimini che ci regala (la prima volta dopo tanti anni) un tema concreto e comprensibile: se non siamo alla ricerca dell’essenziale, cosa andiamo cercando? Apre così il manifesto del meeting 2024: “in un mondo dinamico e tecnologicamente avanzato come il nostro, in cui le distrazioni pervadono le nostre vite, sentiamo forte l’urgenza di scoprire ciò che conta veramente nella vita. I conflitti e le guerre che seminano violenza e morte ci pongono in modo inequivocabile di fronte a domande che la cultura contemporanea tende a rimuovere, le domande sul nostro destino e sul senso del dolore. La ricerca di una felicità vera e duratura non può accontentarsi di illusioni ed utopie: le costruzioni artificiose di apparenze inconsistenti, infatti, non reggono alla radicalità di questa ricerca e di tali domande”. Meditiamo. Lasciando i massimi (e minimi) sistemi a Rimini, e passando al mondo dell’export la domanda resta: cosa andiamo cercando in Italia?

Tutto va bene, anzi molto bene, spara oggi il Sole, organo di Confindustria, ossia di chi impone al Governo la politica export del paese. La risposta è l’apertura di oggi in prima pagina: l’essenziale è l’export e il surplus.

Anche Sky recentemente esulta per i formidabili risultati del nostro export. Magari prospetta la remota eventualità di rischi per guerre, dazi, protezionismo (potrebbe arrivarci sulla testa qualche missile nucleare), cosa volete che sia, la guerra mondiale non è un problema nostro. L’importante è che nel medagliere dell’export siamo più bravi.

Le esportazioni nette sono un indicatore importante della salute economica di un paese. Un surplus commerciale, può indicare che la nostra economia è competitiva a livello internazionale e che produce beni e servizi richiesti all’estero. D’altra parte, un deficit commerciale significherebbe che consumiamo più di quanto riusciamo a produrre, dipendendo in tal modo dalla produzione estera. Un aumento delle esportazioni nette contribuisce positivamente alla crescita del PIL, mentre una diminuzione ha l’effetto opposto. Ma allora l’essenziale si concretizza davvero nell’ aumentare l’export?

Lo dice anche BankItalia nel suo rapporto del 20 agosto:

In pratica sta succedendo che tanto più esportiamo merci, tanto più diminuiscono i redditi. Calano sia i redditi primari, che includono salari, rendite, e profitti generati dalla produzione di beni e servizi, sia  i redditi secondari, che sono costituiti da trasferimenti come pensioni, sussidi e altri pagamenti dello Stato. Cala anche l’export dei servizi (non a caso operati in prevalenza da piccole imprese).

Ci sono vari motivi per cui i redditi diminuiscono, nonostante un surplus commerciale in crescita. Eccone alcuni:

Concentrazione dei profitti: anche se il surplus commerciale aumenta, i benefici economici potrebbero essere concentrati in un piccolo numero di grandi aziende o settori, senza tradursi in un aumento dei salari o dei redditi per la maggior parte della popolazione. Nel nostro paese il potere contrattuale dei lavoratori è debole, e i profitti sono reinvestiti principalmente in capitali o distribuiti agli azionisti, o spesso e volentieri esportati.

Settori esportatori a bassa intensità di lavoro: il surplus non è guidato dai milioni di piccole imprese del Made in Italy, bensì da settori altamente automatizzati come il tecnologico, il manifatturiero automatizzato, o comunque settori a bassa intensità di lavoro. L’aumento delle esportazioni non si traduce in un aumento dell’occupazione o dei salari o in bene comune.

Redistribuzione inadeguata: anche se il paese accumula ricchezza attraverso le esportazioni, questa ricchezza non è distribuita equamente tra la popolazione. Se il governo non utilizza i surplus per migliorare il la sanità e il welfare, o sostenere l’imprenditorialità diffusa, o per investire in infrastrutture pubbliche, i redditi diminuiscono.

Inflazione o altri fattori economici: l’aumento dei costi della vita, l’inflazione, l’inefficienza burocratica, le altre politiche economiche sfavorevoli erodono i redditi reali, anche se il paese sta generando un surplus commerciale.

I profitti vengono esportati: questo è particolarmente rilevante, perchè i profitti delle esportazioni, generati in gran parte da grandi società a capitale internazionale, che esportano il 60% e ricevono il 90% degli aiuti governativi, non vengono reinvestiti nell’economia domestica a beneficio della popolazione e della vera economia del Made in Italy, quella della piccola imprenditorialità sana, sostenibile, e martoriata, la sola che lavora per il bene comune.

Se i profitti derivanti dall’export sono concentrati in pochi settori privilegiati, è inevitabile che i redditi primari e secondari possono diminuire anche in un contesto di surplus. Questa discrepanza evidenzia l’importanza di politiche economiche che assicurino che la crescita economica derivante dalle esportazioni si traduca in benefici diffusi.

Ci sono organizzazioni di professionisti e piccole imprese combattive e determinate che non hanno timore di disturbare il manovratore, e che hanno ben chiari gli obiettivi essenziali da ricercare e da raggiungere. A partire da moderare la propaganda idiota (che anche al meeting di Rimini non poteva mancare) e cominciare dall’attivare i sostegni, le risorse, le competenze, e i servizi preordinati ad aumentare il numero delle piccole aziende esportatrici, quelle che danno il maggior contributo all’occupazione e alla crescita sostenibile.

Nelle prossime settimane vi parleremo diffusamente delle iniziative di AssoretiPMI, Fondazione Ampioraggio, FederItaly, dei nuovi programmi per export manager e aziende della scuola di formazione Uniexportmanager. In particolare, venerdì 30 agosto alle 16:00 vi invitiamo a partecipare al webinar di Uniexportmanager (qui il link per partecipare). Il tema è “la ricerca dell’essenziale nell’export”.

Prossimi appuntamenti per gli export people:

Export e eccellenze certificate – Lavis TN – 19 settembre;

Go International – Milano – il 25 e 26 settembre;

Jazz’Inn – Merano – dal 7 al 13 ottobre;

Grazie per leggere e condividere questa newsletter e la visione ExportItalia 2030.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager