L’Italia che compete e vince
C’è un’Italia che gioca bene la sua partita, compete e vince, studia, lavora, esporta, intraprende, e rischia.
Questa Italia è consapevole dei problemi e lavora per risolverli, anche perchè chi ne fa parte non ha proprio tempo di seguire il dibattito politico e i grandi temi internazionali. Poi arriva il momento che tocca andare a votare (o decidere se farlo) e qualche riflessione dobbiamo farla anche noi. In Italia siamo tutti innamorati della nostra narrazione, amiamo molto (quando non facciamo finta) quello che ci raccontiamo, però attenzione: l’errore più grave è quello di credere a quello che tu ti racconti. La disinformazione più dannosa è quella fatta verso se stessi. Un’Italia che lavora, portata avanti in primis da milioni di piccole imprese che ne costituiscono la linfa vitale, non può sopportare bugie, inganni, e manipolazioni, che vengono propinate da un sistema dell’informazione troppo spesso manipolato e corrotto. Ecco qui un esempio.
L’Italia della propaganda
“L’Italia, patria di eleganza, creatività e innovazione, ha raggiunto un traguardo straordinario nel panorama globale: la vittoria nel campionato mondiale dell’export. Questo successo non è solo una dimostrazione della forza economica del Paese, ma anche un’affermazione dello stile italiano che si distingue per la sua qualità, la sua bellezza, e la sua originalità. L’Italia ha conquistato i mercati globali con il suo marchio distintivo di eccellenza. Ogni prodotto esportato porta con sé un pezzo della ricca cultura italiana, dall’arte alla moda, dal design all’enogastronomia, catturando l’immaginazione e il rispetto dei consumatori di tutto il mondo. Non è stata solo una questione di numeri e statistiche, ma di passione, impegno e ingegno. Le imprese italiane hanno lavorato instancabilmente per offrire al mondo prodotti di alta qualità, innovativi e desiderabili, mantenendo al contempo vivo il patrimonio artigianale e culturale che caratterizza il Made in Italy. La ricerca dell’eccellenza è stata la chiave del successo, insieme alla capacità di adattarsi alle mutevoli esigenze e alle sfide del commercio internazionale. La vittoria nel campionato mondiale dell’export è un motivo di orgoglio per l’intera nazione italiana, un riconoscimento del duro lavoro e della dedizione delle imprese e dei lavoratori che hanno contribuito a questo straordinario risultato. Ma è anche un invito a continuare a puntare in alto, a mantenere vivo lo spirito di innovazione, e a promuovere lo stile italiano nel mondo. Con un inno di gioia e soddisfazione, l’Italia può alzare il suo tricolore con fierezza e gratitudine per aver dimostrato al mondo intero la sua capacità di primeggiare in ogni campo. In un momento in cui il mondo è più interconnesso che mai, l’Italia si erge come un faro di ispirazione e di speranza, dimostrando che con determinazione, passione, e stile italiano, tutto è possibile”.
Questo articolo è firmato ChatGPT, ma le stesse banalità le trovate su tutti i giornali italiani finanziati dallo stato, e cioè pagati da noi, anche se non li compriamo in edicola. Giornalisti di stampa e TV che sono capaci di evocare il mitico sbarco alleato in – Lombardia – durante la seconda guerra mondiale, talmente acritico è il loro asservimento alle veline dei superiori. Ma stendiamo un velo pietoso e parliamo di cose serie.
Il contesto geopolitico mondiale
In Italia e in Europa dobbiamo essere molto preoccupati, perchè facciamo parte come provincia dell’impero americano, ma non siamo più una priorità dell’impero. L’impero americano comincia a rendersi conto che il ruolo di potenza leader del mondo è sempre meno sostenibile: come possono 350 milioni di abitanti essere padroni e governare un mondo di 8 miliardi e mezzo di persone? Per cui, quando un impero in declino asseconda una guerra senza fine, di cui nessuno conosce l’obiettivo, questo ci porta impegnare a fornire armi, soldati e denaro “fino a quando sarà necessario”.
Il tutto senza dirci la ragione, perchè neanche gli americani sanno se vogliono (o possono ) vincerla distruggendo la Russia, o magari continuarla sine die, che magari è meno peggio. Ma questo è nell’interesse dei cittadini europei? E’ questo, in sintesi, il pensiero assolutamente condivisibile di Lucio Caracciolo (da non perdere questo suo intervento al Festival di Limes).
La democratura europea
Mentre scrivo sono aperte le urne per le elezioni europee. Secondo voi la nostra democrazia può definirsi superiore ai sistemi russi, turchi, ungheresi? Mettiamola così: in che misura il voto di ciascuno di noi potrà incidere sul cambiamento delle politiche europee? A mio modesto parere se pensate davvero che l’obiettivo sia cambiare politiche europee siete vittime di quella narrazione manipolativa di cui parlavo prima.
Non ci credono neanche i candidati capilista, che già dichiarano che anche se eletti non andranno a un Parlamento Europeo che conta niente. Resta il racconto fatto nei teatrini televisivi, da quelli dello sbarco in Lombardia che a forza di raccontarvi balle vi fanno credere che gli asini volano, che l’Italia è un paradiso per i lavoratori, che la guerra in Ucraina è per il bene di tutti, cosi come le ennesime stragi di bambini palestinesi. L’Italia è l’unico Paese in cui se vuoi cambiare la politica perché non ti piace l’ordine delle cose, sia esso di destra, di sinistra oppure di centro, hai talmente tanti ostacoli che la conclusione a cui i partiti vogliono che tu giunga è: “o ti comprometti e ti accodi sotto l’ala di chi c’è già, o faremo in modo che rinunci”. E così fan tutti.
Per fortuna le cose diventano possibili se qualcuno tenta l’impossibile, vedi Santoro. Matvejevich, che lavorò per portare la pace in Jugoslavia, disse che la Democratura è la forma della democrazia senza la sostanza della democrazia. Il termine democratura è un neologismo che identifica un sistema di governo apparentemente democratico, dove i cittadini prendono parte alle elezioni ma sono esclusi da conoscenze riguardanti il potere e le libertà civili.
La verità è che ci raccontiamo tutti la balla stratosferica di essere in una libera democrazia, e ci crediamo anche (grazie al pensiero unico portato avanti dai giornalisti tipo sbarco in Lombardia). Le interviste che ho visto ai candidati erano una pena. In una libera democrazia la maggioranza dei cittadini non vuole la guerra, vuole che i denari delle tasse vadano ai medicinali e non agli armamenti, non vuole un patto di austerity che ci rende poveri, che sostiene i paesi che aiutano i disperati e non quelli che li bombardano e affamano i bambini, e si aspetta che le persone che elegge facciano il suo interesse e non quello dei potentati economici (la sola Microsoft ha un volume d’affari superiore all’intero PIL del nostro paese) e politici che sovrastano la nostra Europa. Nella democratura europea, e italiana, non è così.
E quindi la riflessione qual’è?
Qui posso esternare solo una mia opinione. Poi torno a lavorare. Sollecito solo la riflessione fra gli imprenditori, professionisti, export people, gente che lavora, studia, o semplicemente segue il pensiero e la visione ExportItalia 2030, che vede nell’export delle PMI e nel perseguimento del bene comune un obiettivo fondamentale da raggiungere. Il primo passo doveroso per tutti è fermare la guerra. Quale che sia la ragione delle guerre, queste sono un errore. Sempre ci sarà chi vi darà giuste ragioni e argomentazioni per Putin, o per Zelensky, o per Biden, o per Netanyahu, e persino per Hamas. Il punto è che scatenare la guerra è senza ragione. Tanto più quando l’obiettivo non è chiaro nè raggiungibile. Tanto più oggi che basta un algoritmo impazzito e parte la catastrofe, e siamo sempre più vicini.
Non c’è differenza fra le forze politiche: nessuno ha il coraggio di dire chiaro che è contro la guerra, anche se sanno benissimo di andare contro i loro stessi elettori. Lo capisco, siamo tutti servi dell’impero e tutti teniamo famiglia. Intanto, diversi stati membri dell’UE stanno inviando munizioni, carri armati, aerei e sistemi missilistici all’Ucraina, e diversi leader europei vogliono inviare soldati europei nel conflitto. Un conflitto che nessuno può vincere e che finora ha fatto solo distruzione, morti, e perdenti. Resta il fatto che un sistema mediatico corrotto lavora per occultare questioni fondamentali sulle quali le forze politiche dovrebbero confrontarsi. Lo fanno perchè siamo tutti consapevoli di essere una provincia dell’impero, e perchè le differenze, se ci sono, sono sfumature irrilevanti.
Questo vale in particolare per il processo di militarizzazione dell’Europa in relazione alla continuazione della guerra in Ucraina, sulla quale ormai si immagina una fine sempre più lontana nel tempo. E mentre la conclusione si allontana e viene respinta ogni ipotesi di trattativa, la possibilità di un’escalation dall’esito catastrofico per tutti si fa sempre più realistica. Concludo con questa conversazione del prof. Luciano Canfora, che si conclude con l’invito, cui mi associo, a sostenere Pace Terra e Dignità. Non ho ancora deciso se andare a votare, ma se lo farò sarà non certo per mandare un partito a contare niente in un parlamento europeo che ha dimostrato di contare niente, ma solo per far sentire una voce in più contro la guerra.
Potete esser d’accordo oppure no, ma meditate gente. Grazie per seguire e condividere il pensiero #ExportItalia2030
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager
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