Non doveva esser questo il tema della newsletter di maggio, ma ci sono momenti in cui le opinioni vanno espresse forte e chiaro e il dissenso non può essere lasciato alle proteste degli studenti, che pure lo esprimono in tutto il mondo.

“Stiamo cercando di aprire il tema del cessate il fuoco immediato, fine ai combattimenti e avvio dei negoziati. Penso sia meglio discutere al tavolo delle trattative per 10 anni piuttosto che lasciare che russi e ucraini si uccidano a vicenda per 10 anni. La domanda è: chi vuole cosa?“. Sono parole di Robert Fico, primo ministro Slovacco, uno dei migliori premier che abbiano mai governato la Slovacchia. Gli hanno appena sparato.

Molto più semplice per i primi ministri europei (e italiani) continuare a sostenere una guerra senza fine. Possibile che nessuno in Italia e nel Parlamento abbia il coraggio di vedere la realtà delle cose, ossia che non c’è solo l’aggressione del “cattivo” Putin ma anche la “buona” Nato che da alleanza difensiva si è trasformata in veicolo che destabilizza la pace e alimenta guerre e catastrofi? Nel 1914 Re, imperatori, ministri, ambasciatori, generali: chi aveva le leve del potere era come un sonnambulo, apparentemente vigile ma non in grado di vedere, tormentato dagli incubi ma cieco di fronte alla realtà dell’orrore che stava per portare nel mondo con la prima guerra mondiale.

Autobus per la III guerra mondial di Nato e Europa – Ai Esportarte

Non aiuta certo la finta esecrazione contro i crimini di guerra di Netanyahu, di un esercito israeliano incapace di difendere i propri cittadini dall’orrore dei terroristi Hamas ma implacabile nel bombardare (anche grazie alle armi che noi forniamo) ambulanze, ospedali e far morire di fame e di sete i bambini e i palestinesi. Con quale coraggio l’Italia e nostri rappresentanti rifiutano di schierarsi contro Israele e il dibattito ipocrita si ferma alle parole antisemita, oppure al fatto di usare il termine genocidio?

La verità è descritta in questa foto: siamo noi con la nostra ipocrisia ad aver reso orfani questi bambini.

Mai avrei mai potuto pensare che governi come quello Cinese o Turco o Iraniano dimostrassero maggiore saggezza del nostro “democratico” Occidente schierandosi contro la guerra. Mai avrei pensato che la finanza internazionale, e specificamente il grande capitale che il liberismo ormai sta  facendo implodere,  si comportasse in modo talmente autolesionista.

Quello che  riempie l’animo di infinita tristezza è il livello infimo cui è stata portata la ragione e la visione della realtà da grandi imprese, banche, media, ricercatori, scrittori, scienziati, politici. Tutti soggetti che dovrebbero brillare per razionalità, e invece sono sempre più sottomessi a un oppressiva  forma di politically correct, che nega evidenze basilari di realtà e umanità e sostiene inconfutabili violazioni delle leggi internazionali.

In Italia vendiamo armi a Israele, uno stato che fonda la sua esistenza su una risoluzione dell’ONU, ma si rifiuta di ottemperare alla risoluzione ONU per cessare lo sterminio dei civili innocenti. Violiamo la Costituzione e finanziamo la guerra in Ucraina. Mancano i soldi per tutto, a cominciare dalla sanità, ma non per gli armamenti. Neanche l’ Unione europea può  finanziare l’industria delle armi. Lo vieta L’articolo 41 del trattato, dice che non si può usare il bilancio dell’UE per finanziare “operazioni con implicazioni militari o di difesa”. Però lo fa.  Mettendo miliardi di euro nel Fondo europeo per la pace (EPF), che dovrebbe servire a prevenire le guerre e a costruire la pace, allo scopo di  inviare armi all’Ucraina. Ma non solo. La Commissione che è severissima sul deficit di bilancio nazionali  degli stati, è favorevole a escludere dal disavanzo le spese militari.

Qui il pensiero di Mario Monti, emblema di certe elitè sul futuro: «Dovremmo recuperare una parola desueta: sacrifici. Davvero possiamo avanzare nell’integrazione europea, reggendo due guerre sulle nostre frontiere, senza sacrifici? L’Italia non si è fatta senza spargimenti di sangue: insomma è il sistema di guerra che governa il mondo e noi dobbiamo adeguarci. Sapevate che l’industria bellica genera profitti superiori a quelli della droga? Ma non è solo armamenti. Tre società private da sole fatturano un terzo del PIL degli USA , la sola BlackRock fattura più di Francia, Germania, Italia e Spagna. Le operazioni finanziarie sono 12 volte più grandi di quelle produttive.

Questi poteri sono padroni di tutto, a cominciare dai canali dell’informazione. Quindi non c’è da meravigliarsi che ci siano giornali e giornalisti e asserviti al potere, servi di governi i quali sono asserviti ad altri governi più potenti, guidati da presidenti a loro volta succubi dei potentati economici e finanziari che prosperano dalla guerra. Che fine ha fatto la grande America che il meglio che riesce a esprimere sono figure come Biden o Trump? Abramo Lincoln si rivolta nella tomba. Che senso hanno le Nazioni Unite rese impotenti e sbeffeggiate da un governo criminale? Che senso ha mandare al parlamento Europeo candidati (di qualsiasi partito) che non hanno il coraggio di dichiararsi contro la guerra?

Se chiediamo ai cittadini se sono favorevoli a mandare altre armi in Ucraina o continuare a mandare armi a Israele, i quali ora oltre che sparare alle ambulanze i bambini palestinesi li fa morire di sete, quale sarà la risposta? La risposta della nostra community di export people è forte e chiara. Ripudiamo la demenzialità bellica. E’ logico e naturale: le guerre fanno bene a pochissimi e male a tantissimi. Nessuno le vuole, ma pochi hanno il coraggio di dirlo.

Viceversa i circoli del potere economico finanziario mondiale si rallegrano per la continuazione delle guerre in atto che significano crescita abnorme del fatturato delle industrie degli armamenti, del costo delle risorse energetiche, degli alimentari e di tutti i generi speculativi, in modo direttamente proporzionale all’aumento dei patimenti, della fame, del dolore, della povertà, delle distruzioni, delle morti, e delle mutilazioni dei più deboli.

La libertà nel nostro paese continua a calare anche a causa dell’oppressione che deriva dall’informazione manipolata. Lo dimostra il fatto che sono in tanti a esitare quando si tratta di dichiarare anche con un semplice like su un post o un articolo sui social che siamo a favore dei bambini palestinesi, degli ostaggi dimenticati, dei giovani ucraini (e russi) mandati a morire per niente. Non c’entra niente con la posizione politica. E’ diventato rischioso dire che siamo contro la guerra, ci rendiamo conto? Stiamo distruggendo il patrimonio più grande che ha l’Occidente ha saputo costruire negli ultimi 70 anni: la pace.

Noi  export people facciamo business, generalmente non ci occupiamo di politica, e spesso dobbiamo attenerci alla “business etiquette”. Chi come me  ha lavorato in tempi e in paesi in guerra sa quanto grande sia l’importanza di vivere in pace. Resta il fatto che  nessuno può restare indifferente rispetto a quanto accade sotto i nostri occhi ormai da troppo tempo. Quanti lettori di questa newsletter avranno il coraggio di condividerle o commentarla?

Grazie per esprimere la vostra opinione per contribuire al risveglio della ragione.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager