Secondo l’Europol Innovation Lab Observatory, Entro il 2025 il 90% dei contenuti comunicati su internet e sui media sarà generato dall’intelligenza artificiale. Significa che le fonti della nostra informazione saranno – lo sono già? – meno autentiche, e comunque inquinate artificialmente. Dobbiamo tenerne conto, e per questo è indispensabile imparare a conoscere e governare, non solo subire, questi fenomeni.
Come funziona l’AI Generativa?
L’intelligenza artificiale generativa è fatta per generare qualcosa di nuovo partendo da quello che già esiste.
Le incommensurabili quantità di dati esistenti sono rielaborate per generare funzionalità specifiche, progetti, immagini, video, simulazioni, storie, articoli. In pochi minuti puoi dipingere con lo stile di Van Gogh, o comporre brani musicali come Beethoven, in un weekend puoi scrivere un romanzo con la prosa di Alessandro Manzoni o di Ernest Hemingway. A differenza dei precedenti modelli – che facevano affidamento solo su grandi quantità dati, l’IA Generativa è ora in grado di inventare nuovi contenuti di qualità anche da ridotte basi di partenza, questo perchè identifica e replica i modelli umani di pensiero e di comportamento, generando illimitate variazioni di nuove possibili opere. Secondo il Prof. Thomas Davenport, sono tre le principali aree di sviluppo che le imprese devono adottare per essere vincenti con l’ia generativa:
1. Creare nuovi business, nuovi prodotti, o nuovi servizi;
2. Evolvere con l’AI le operazioni aziendali: l’AI può compiere ormai una gran parte delle cose che oggi sono affidate alle persone;
3. Influenzare il comportamento dei clienti.
Attenzione!
Attenzione: così come l’AI può potenziare la nostra intelligenza e portarla a risultati straordinari, allo stesso modo può anche amplificare i nostri errori e generare catastrofi. Perchè errare è umano, gli algoritmi riproducono i nostri errori e li amplificano, e quando l’errore lo fanno gli algoritmi i risultati sono spesso irrimediabili.
Basti pensare alle cartelle pazze del fisco che ci bersagliano continuamente, agli errori delle bollette luce e gas, per non parlare delle tragiche devastazioni dei cecchini elettronici a Gaza e in Ucraina, o alla scelta stessa dei governi di svenarsi e autodistruggersi non lavorando per la pace e sostenendo guerre senza senso e senza fine. In realtà le tecnologie militari sono la prima fonte di tecnologia, ricordiamo che internet affonda le sue radici nel lavoro di una agenzia del ministero della difesa USA, e così sono nate l’industrie dei droni e l’intelligenza artificiale bellica – “mil-tech” – che sta vivendo un incredibile sviluppo in tutto il mondo. Ma la stupidità della guerra e di chi supporta chi la fa è un’altra storia, oggi parliamo di applicazioni civili. Le grandi multinazionali e i governi stanno investendo miliardi sull’IA. Ma i risultati e gli obiettivi possono essere molto diversi e in qualche caso controproducenti. Vediamo.
Case history a confronto: manipolazione di valori autentici
Per esempio, mettiamo a confronto la comunicazione AI della multinazionale Dove, che si valorizza attraverso l’autenticità della bellezza vera, e la comunicazione istituzionale del Sistema Italia – che dovrebbe – valorizzare il Made in Italy autentico. Il video della multinazionale cosmetica evidenzia in modo geniale come il concetto di bellezza cambi completamente il suo valore a seconda della deformazione indotta dall’algoritmo. La bellezza reale e autentica ha un valore reale di gran lunga superiore alla fredda perfezione generata dall’algoritmo, e l’azienda lancia un messaggio forte e positivo ai milioni di potenziali clienti nel mondo.
Altrettanti milioni di clienti nel mondo cercano il prodotto italiano autentico, e non lo trovano. Cosa facciamo? Diamo loro una giornata celebrativa e un trailer istituzionale, anch’esso realizzato pregevolmente e impeccabilmente con l’IA.
Qui si vede come il cattivo uso dell’intelligenza artificiale possa creare danni. E’ facile generare un immagine bellissima ma vuota, stereotipata, e non autentica della realtà del Made in Italy, del lavoro italiano, e della nostra cultura. Si ritrita il solito concetto di eccellenze che non se ne può più. Il problema è che il valore autentico dei prodotti italiani fatti dalle piccole imprese viene dissolto nella vacua e artefatta celebrazione di un evento di propaganda istituzionale. Il messaggio qual’è? Promuovere i prodotti che sembrano italiani? Ci rendiamo conto che, invece di combatterlo, continuiamo a promuovere chi produce e vende il falso Italian Sounding.
Si ripete l’errore di sempre, che da tanti anni viene portato avanti da una promozione del Sistema Italia che trascura, e di fatto ignora, un sostegno effettivo, e che non apporta le competenze necessarie alle piccole aziende che sono il cuore del Made in Italy autentico. Ricordiamo che ripetere l’errore umano con l’intelligenza artificiale generativa può indurre conseguenze catastrofiche, propagandole in modo esponenziale.
Portare competenze – AI e non solo – nelle piccole imprese per renderle esportatrici
Il tema è questo: l’intelligenza artificiale, se non la sanno utilizzare le istituzioni, come si può pensare che possano farne buon uso le imprese? Come promuovere nella pratica il Made in Italy vero e autentico? Qualcuno ci prova, non solo con l’IA ma anche con visione, buona volontà, e apertura alla collaborazione per il bene comune.
Oltre 600 video di testimonianze, storie, esperienze di export, innovazione, internazionalizzazione, tecniche e informative sull’export del Sistema Italia sono presenti sul canale Youtube dell’associazione Uniexportmanager e della community degli #exportpeople italiani. 40 storie di export straordinario sono già state premiate nell’ultima edizione del Premio Export Italia, e adesso sono presenti nel libro “Oltremare” che potete sfogliare da qui. 7 edizioni del corso di formazione per la certificazione alla norma UNI 11823:2021 – Manager esperto di processi export import internazionalizzazione.
Un’associazione professionale senza scopo di lucro, senza aiuti esterni, con il solo contributo volontario dei suoi associati e di organizzazioni visionarie come FederItaly, AssoretiPMI, Fondazione Ampioraggio, è riuscita in breve tempo a condividere e tenere aggiornato un simile prezioso compendio di risorse e competenze. Enti governativi, apparati pubblici, grandi associazioni imprenditoriali dovrebbero aprirsi e riflettere su quanto potrebbero fare, se solo volessero uscire dal loro cerchio magico autoreferenziale, e ascoltare di più gli input di aziende e professionisti che l’export e l’innovazione lo lavorano ogni giorno.
E’ sempre più necessario uscire dalle vuote pratiche celebrative, ponendo in essere una strategia realmente mirata a migliorare l’export, le PMI, e il bene comune del Made in Italy. Grazie per leggere e condividere questa newsletter.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager
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