Una prospettiva di altri tempi
Ricevo da un caro amico questo testo, scritto molto tempo fa da un grande uomo. Sono affermazioni che restano straordinariamente attuali dopo 75 anni di pace: “Ormai a tutti è noto che l’Unione Europea e gli organismi derivanti dal Piano Marshall non sono l’espressione spontanea della volontà e delle esigenze dei popoli europei, bensì sono stati artificiosamente creati con lo scopo politico di fare d’un gruppo di nazioni europee uno schieramento in funzione antisovietica, e con lo scopo economico di fare dell’Europa Occidentale un campo di sfruttamento della finanza americana“. Se avrete pazienza di scorrere fino in fondo la newsletter sarete sorpresi di conoscerne l’autore. Ma prima torniamo al clima di guerra sempre più ci coinvolge questi giorni… Qui trovate la colonna sonora:
Assistiamo con orgoglio nazionalistico e idiota alla partecipazione italiana alle esercitazioni della NATO in Norvegia, ai confini della Russia, con 30mila nostri soldati. Mi domando: vi sentireste tranquilli se la Russia facesse simili prove di guerra in Slovenia o in Austria? La differenza è che quelli sono più pazzi di noi, in più hanno la bomba atomica, e ci mettono niente a spararcela sulla testa. E noi invece di cercare in tutti i modi la pace andiamo ad abbaiargli contro sotto casa per conto terzi.
Perchè l’Europa si fa male da sola?
Abbiamo approvato sanzioni economiche nonostante sia dimostrato ormai senza ombra di dubbio che danneggiano noi stessi e non la Russia. Ossia ci siamo autosanzionati. Abbiamo deciso l’invio di altre armi all’Ucraina che ha esaurito ormai anche i giovani da mandare a morire per una guerra palesemente impossibile da vincere. Il nostro Parlamento, unanimemente, spedisce navi da guerra “difensive” nel Mar Rosso, con risultato di far diventare bersaglio le navi italiane. Diamo appoggio continuo a un governo israeliano disumano incapace di difendere il suo popolo dai terroristi di Hamas, ma efficientissimo nello sterminare civili indifesi, nel radere al suolo case e ospedali, nel far morire di fame bambini a decine di migliaia impedendo anche gli aiuti umanitari. Ormai sono gli stessi israeliani ad accusare Netanyau di genocidio.
La cosiddetta democrazia americana, impersonata da un presidente evanescente, al quale siamo asserviti con baci e abbracci, non vuole o non può opporsi agli interessi di coloro che hanno innescato questa guerra mondiale a pezzi, i cui costi e conseguenze devastanti li paghiamo spensieratamente noi europei. Continuiamo a farci del male da soli, con l’Europa che corre come un autobus impazzito verso l’abisso, alimentando un programma bellico che può condurre solo alla distruzione. E su questo autobus il nostro Parlamento, i media, l’opinione pubblica, salgono come sonnambuli incoscienti.
Le risorse europee tolte alla crescita per sostenere la guerra
Togliamo risorse a un economia che già soffre, a un sistema dove la povertà dilaga, per dirottarle a un nuovo programma industriale che utilizzerà per gli armamenti denaro comunitario (anche i fondi di coesione) con una posta di bilancio del valore di 1,5 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027. Ulteriori aiuti finanziari potranno intervenire nel programma sulla base dell’articolo 212 dei Trattati. La norma prevede che “nell’ambito delle rispettive competenze, l’Unione e gli Stati membri collaborano con i paesi terzi e con le competenti organizzazioni internazionali”. Von der Leyen Propone di creare un centro di ricerca dedicato all’innovazione tecnologica in campo militare, con acquisti gestiti dall’Europa con le stesse modalità di acquisto a trattativa privata disastrosamente sperimentate con l’acquisto dei vaccini Covid.
Cosa succede in Italia
Quanto accade è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo già speso oltre 5,5 miliardi per aiutare l’Ucraina a mandare a morire i suoi giovani senza minimamente cercare di fermare una guerra cha ha le sue origini non solo nella follia di Putin ma soprattutto nell’impero americano che, attraverso il bellicismo NATO scarica il suo declino addosso a un Europa asservita. Io non sono un politico e avevo idee anche atlantiste fino a quando la Nato aveva la missione di alleanza difensiva. Oggi, mi sento in dovere di condividere uno stato di fatto di cui tutti dobbiamo prendere consapevolezza, al di fuori degli schieramenti ideologici. Anche perchè gli schieramenti politici sono quasi unanimi in parlamento e rivolti a condurci dentro una guerra che nessuno vuole, che già ci ha impoverito, e che può distruggerci. Come imprenditore, export manager, ed esponente di una associazione professionale internazionale, quello che posso fare è proporre a Uniexportmanager di non accogliere il colleghi impegnati nel traffico di armamenti. Ma soprattutto, come cittadino, non riesco a farmi una ragione del fatto che i soldi delle mie tasse siano devoluti a finanziare la ricerca bellica e a sostenere guerre autolesioniste, approvate da tutto il nostro Parlamento, contro il volere dei suoi stessi elettori.
Il problema vero
Il problema non sono soltanto i pazzi guerrafondai, che guidano verso il baratro quell’autobus impazzito chiamato Europa, in nome e per conto della grande finanza internazionale. Il problema è che su questo autobus noi ci siamo dentro, e saliamo come sonnambuli inerti e incoscienti. Aveva ragione Sandro Pertini, nell’articolo del 1949, che potete leggere qui:
E’ da qui ho estratto il brano in apertura. Averne persone come lui, e soprattutto persone che sono contro la guerra e chi la incoraggia. Che difficilmente meriterà monumenti. Lavoro da sempre nel commercio internazionale e, a parte chi commercia morte e armamenti, e i grandi speculatori internazionali , so per certo che nessuno può desiderare la guerra mondiale nella quale sempre più siamo coinvolti. Eppure, anche i molti che lo pensano sono intimoriti dall’esternare ed esprimere questa loro opinione. Persino il Papa è silenziato dai media. Ci vorrebbe un Pertini redivivo. Si migliora il futuro del Paese facendo bene il proprio lavoro ma anche, qualche volta, condividendo opinioni e consapevolezza.
Grazie per leggere, commentare, e condividere questa newsletter.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager
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