Grande post questo di Patrizia Vigolo, le argomentazioni valgono per tutti i settori non solo per il comparto del vino. La nuova cultura dell’ #export deve passare attraverso un continuo interscambio dei ruoli  dove l’esperto, il consulente, l’ #exportmanager e l’imprenditore si fanno carico ciascuno delle  problematiche dell’altro e lavorano insieme per risolverle nel miglior modo  possibile. Per esempio, sempre più spesso gli export manager risolvono i problemi aziendali di finanza o di #innovazione, e sempre più spesso si avviano nuove iniziative imprenditoriali insieme agli exportmanager che diventano partner imprenditoriali. E’ uno dei benefici  più imprtanti di  quello che in Uniexportmanager chiamiamo #exportcollaborativo:

Noi manager ci consideriamo spesso come lo 𝘺𝘪𝘯 e consideriamo i produttori come lo 𝘺𝘢𝘯𝘨: due parti opposte che viaggiano su binari paralleli. Ma è davvero così? Si. Non sempre ma spesso. Riflettiamo:

1. 𝗦trumenti: quali utilizzare?
a. Produttore: Trattori isodiametrici o tradizionali ecc  
b. Manager: Fiere, b2b, sito ecc ma ci sentiamo spesso dire: “non ho budget”

2. 𝗧empo:
a. Produttore: quando si piantano delle barbatelle, l’attesa per averle produttive è lunga, se poi parliamo di qualità, i tempi si dilatano ulteriormente (anni)
b. Manager: serve tempo (spesso anche 1 anno) per attivare un nuovo cliente ma ci sentiamo dire “perché non hai portato risultati in 3 mesi?”

3. 𝗥egolarità:
a. Produttore: tra una vendemmia ad un’altra servono 12 mesi di cure, lavori e controllo costante della vigna.
b. Manager: per raccogliere i propri frutti servono viaggi, follow-up e attività costanti

4. 𝗔gevolare:  
a. Produttore: agevola il proprio lavoro in vigna o in cantina con tecnologie innovative
b. Manager: agevola il proprio lavoro con CMR e una programmazione serrata. Spesso però si sente dire “CMR??? Basta un excel”.

5. 𝗧argeting:
a. Produttore: quali barbatelle? La scelta è fondamentale, si devono valutare le condizioni pedoclimatiche ecc
b. Manager: a quale cliente/mercato mi rivolgo? Sbagliare vuol dire buttare soldi e tempo

6. 𝗘lasticità:
a. Produttore: grandine, vento o siccità possono mettere a dura prova le attività da svolgere in vigna e capita di dover investire in attività extra per far fronte a questi avvenimenti. Non tutto è definibile a priori.
b. Manager: crisi di mercato, trend ecc possono influire nelle vendite e nei risultati

7. 𝗚ioco di squadra:
a. Produttore: se il produttore non è l’agronomo o l’enologo dell’azienda, deve confrontarsi con lui per la definizione delle strategie da attuare
b. Manager: networking, per consigli e confronti con vari colleghi. Ci si aspetta però che una persona unica stravolga l’azienda.

8. 𝗜nvestimenti:
a. Produttore: acquistare nuovi appezzamenti o affittarli? Macchinari nuovi o tenere i propri?
b. Manager: investo in una fiera in Cina o in una a NY?

9. 𝗔ddestramento:
a. Produttore: forma e istruisce le squadre di lavoro in vigna o in cantina, li affianca e li segue per farli crescere affinchè il vino sia “perfetto”.
b. Manager: spesso non viene formato (se non con l’assaggio dei vini) ma ci aspetta dei risultati “perfetti”.

Avere la pazienza per attendere una barbatella, figlia di Madre Natura, dovrebbe essere la stessa a favore di un manager per una trattativa fatta tra esseri umani con nevrosi, umori vari ecc… Cosa vediamo quindi? Giocatori di una stessa squadra che spesso non comunicano. Se noi andassimo più in vigna e il produttore cercasse più spesso nuovi buyer? Mettiamo di più le scarpe dell’altro e camminiamo…

Fonte: Linkedin, Patrizia Vigolo.