Non possiamo cambiare il mondo
Le stragi di innocenti collegate ai grandi interessi dei potenti sono esistite nei secoli, dai tempi di Erode il grande, Re di Giudea, e sottoposto all’impero Romano, che ordinò un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù.
Dopo i massacri senza senso della guerra in Ucraina che continua a trascinarsi ormai da anni, assistiamo alla strage di Ebrei innocenti fatta da Hamas, e al massacro progressivo di Palestinesi innocenti che Israele continua a perpetrare ogni giorno.
Disinformazione e misinformazione regnano sovrane
Quello che veramente stupisce è vedere tanta gente che anche in buona fede giustifica i massacri di Israele a Gaza, così come gente che, anche in buona fede, giustifica la strage fatta da Hamas. La disinformazione è un’informazione falsa, diffusa con l’intenzione di ingannare le persone. Chi diffonde la “notizia” sa che è falsa, e vuole ingannare il suo pubblico. A differenza della misinformazione, la disinformazione non consiste nell’educare in buona fede, ma con l’intento malevolo di dividere e suscitare paura.
La misinformazione è anche peggio: un informazione fuorviante, imprecisa, o completamente falsa che viene diffusa senza l’esplicita intenzione di ingannare. Tuttavia, è destinata ad essere percepita dai destinatari come un’informazione seria e concreta. Preoccupa veramente non avere una informazione libera e indipendente. La verità è che noi gente comune non possiamo cambiare un mondo nel quale i potenti, a qualsiasi livello, abusano del loro potere schiacciando i deboli che non possono difendersi, sostenuti da una pletora di servi sciocchi o inconsapevoli e da una informazione governata da algoritmi pilotati che amplificano o indeboliscono a comando le notizie e i fatti.
I grandi interessi economici alla base delle guerre
Quello che dobbiamo fare, a livello di persone con buon senso comune, è prendere consapevolezza che alla base delle guerre e delle politiche globali ci sono interessi sui quali possiamo incidere ben poco come persone comuni. Interessi ai quali Europa e Italia si allineano prendendo posizioni di sudditanza che, lo tocchiamo con mano tutti i giorni, sono spesso in contrasto con gli interessi dei cittadini e delle imprese e di fatto favoriscono le guerre.
Come dice Bruno Carenini in questo ottimo post, Siamo impotenti di fronte ai dispensatori di morte. ossia di fronte a quei pochi che governano nazioni e sovrintendono il potere finanziario mondiale, di attrarre e possedere più risorse possibili, denaro, materie prime, territori e popoli. “Quello che più è avvilente come Europa, è l’incosciente impotenza ad evitare facili morti consegnate come pacchi, i silenzi, le ambiguità diplomatiche e le alleanze monolitiche che l”hanno trasformata in complice e assassina“. Inutile ricordare che la nostra costituzione ripudia la guerra.
Il caro energia, l’inflazione, la povertà crescente, la recessione sono di fatto conseguenza delle scelte autolesioniste e guerrafondaie di chi oggi è diventato complice delle stragi di civili innocenti. Lo dimostra il fatto che i nostri rappresentanti non hanno avuto neanche il coraggio di sottoscrivere la risoluzione dell’ONU per il cessate il fuoco, hanno preferito astenersi.
Il commercio internazionale in tempo di guerra
In tanti anni di lavoro sui mercati di mezzo mondo ho costruito rapporti professionali e di amicizia con partner sia Israeliani che Palestinesi, e oggi non saprei proprio cosa dire a questi amici, ne tanto meno cosa fare per loro. Mi domando come mi sentirei con i terroristi che prendono la mia famiglia in ostaggio, con le bombe che mi distruggono la casa, e con i razzi che colpiscono gli ospedali. Grazie al cielo a casa nostra questo non accade, non ancora almeno. Posso esprimere solo solidarietà. Per colpa delle guerre insensate il mondo regredisce, il commercio internazionale crolla. Tutti coloro che rivestono cariche o responsabilità imprenditoriali, professionali, o cariche associative, dovrebbero avere la consapevolezza che bisogna lavorare uniti con chi vuole la pace.
Non possiamo cambiare il mondo ma possiamo cambiare l’export se vogliamo
Ai politici, che nel nostro paese si sono succeduti strumentalizzando l’export, assecondando le pressioni di grandi lobby e facendo dell’export del Made in Italy un mero strumento di propaganda per annunci mediatici dico solo una cosa: la concordia e l’indipendenza nel favorire il libero commercio internazionale non è solo la chiave della prosperità futura del nostro paese, ma può essere anche un vero potente e determinante strumento di pace.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager
Commenti recenti