Il mondo è grigio: un terzo del mondo in recessione

Parte un 2023 che si prospetta onestamente grigio per l’export mondiale, che dopo aver raggiunto un livello record nel 2022 tra inflazione, tensioni geopolitiche, e crescita globale in calo, quest’anno è destinato a ristagnare nel migliore dei casi.

Le fonti internazionali prospettano una brutta aria sui mercati globali: viene meno la fortissima ripresa post-covid del 2021 e inizio 2022, mentre le dinamiche del commercio mondiale, guardando innanzitutto a quello che si dice al di fuori del nostro paese, non girano tanto bene.

Vede nero Oxford Economics, che prevede per quest’anno un calo dello 0,2% degli scambi di merci, evidenziando in particolare Taiwan, Hong Kong, Tailandia, Corea del Sud. Nella sua nota di dicembre arriva a paragonare il periodo attuale alle recessioni del 1981, del 1992 e del 2001!

Il CNUCED (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo), ha rivisto le previsioni di crescita del commercio mondiale all’1%, rispetto al 3% previsto in precedenza. E’ di quest’idea anche l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): 1% rispetto al 3,4% previsto in precedenza.

Tuttavia, nell’arco del 2022, sempre secondo l’organismo delle Nazioni Unite, il commercio mondiale dovrebbe aver raggiunto – con circa 32mila miliardi di dollari – un livello storico. Nonostante il periodo più travagliato di sempre, le esportazioni mondiali di beni sono cresciute nell’insieme dell’anno del 10% (incorporando un forte effetto inflazione) raggiungendo 25mila miliardi di dollari, alle quali si aggiungono quelle di servizi (turismo incluso) aumentate del 15%, con 7mila miliardi di dollari.

Dopo il recupero del 2021, dopo aver superato crisi di ogni tipo, ora la crescita del commercio mondiale si è affievolita e tende a zero. Molteplici le cause: il persistere del conflitto in Ucraina, il crescente confronto Cina-Stati Uniti, le tensioni tra Pechino e Taiwan, i prezzi dell’energia, e da ultime le strategie cinesi sul Covid. La prima ragione del rallentamento è dovuta al debole vigore dell’economia mondiale, che  automaticamente si riflette sugli scambi internazionali. l’FMI prevede una crescita del PIL mondiale inferiore al 2%, rispetto al 3,2% del 2022. Un terzo dell’economia mondiale sarà in recessione quest’anno.

In questo contesto i forti rialzi dei tassi di riferimento andranno a influire pesantemente anche sulla crescita e sul commercio, sia a livello di operatori privati che di stati, soprattutto quelli come l’Italia che sono più indebitati, e i paesi meno sviluppati come quelli dell’Africa Equatoriale, costretti a limitare le importazioni per salvaguardare la propria valuta.

Il mondo è blu: pensieri positivi

Non mancano per fortuna fattori che dovrebbero invece avere un effetto positivo. Prospettive di calo dei prezzi di energia, petrolio e gas naturale in particolare in Europa, nonchè del costo dei noli , che avevano raggiunto a inizio 2022 livelli stratosferici. Indici come lo SCFI (Shanghai Containerized Freight Index) o il Drewry World Container Index sono crollati dal 90 al 70% in un anno. Maersk stima che la domanda globale di container calerà fino al 4% quest’anno a causa della guerra dei prezzi nel trasporto marittimo.

Secondo quanto stimato – a settembre – da Sace ( qui torniamo in italia ma da sempre Sace è una delle fonti puù autorevoli) nel Rapporto Export 2022, l’export italiano di beni in valore cresce nel 2022 del 10,3%, continuando a registrare un andamento positivo anche nel 2023 (+5%), quando si raggiungeranno i 600 miliardi, consentendo all’Italia, ottavo Paese esportatore nel mondo, di mantenere pressoché invariata la sua quota di mercato a livello mondiale, pari al 2,7%.

Questo risultato, sottolinea SACE,  da un lato beneficia di condizioni di domanda ancora relativamente favorevoli a livello globale e, nel caso specifico dei Paesi dell’UE, delle risorse messe a disposizione dal programma Next Generation EU. Dall’altro, l’aumento a doppia cifra dell’export in valore per il 2023 sarà spinto per lo più dal fattore prezzo, mentre la componente volumi crescerà a un ritmo decisamente più contenuto (+2,6%). Sul fronte delle esportazioni italiane di servizi, il 2022 rappresenta l’anno del recupero (+19,9%), con un ritorno pressoché ai livelli pre-Covid dopo il rimbalzo incompleto dello scorso anno, grazie soprattutto al comparto del turismo che rappresenta il 9,1% del PIL.

Non mancano neanche le storie positive: il Premio Export Italia le racconta e comincerà il 30 gennaio con l’appuntamento a Venezia del Wine in Venice , premiando le export story da replicare di aziende che hanno incorporato con successo competenze di export management.

La cabina di regia per l’internazionalizzazione  

Come sapete la governance dell’export nazionale è cambiata, mettendo insieme il MAECI e il MIMIT. Non  cambiano i rituali come la Cabina di Regia per l’internazionalizzazione, che si rinnova in questi giorni come ogni anno da 10 anni a questa parte. L’appuntamento 2022 è slittato di qualche settimana, e in questi giorni si replica il percorso nel quale le istituzioni ascoltano istanze, interventi e input delle associazioni imprenditoriali e professionali e delle agenzie governative, ripartendole in tavoli settoriali. Al termine delle consultazioni il regista rilascia la strategia che presiede allo sviluppo internazionale del  sistema paese, declinata in un documento finale.

In qualità di delegati Uniexportmanager, l’associazione e community che interagisce con più di 3.000 export people, operatori imprenditoriali, professionali, istituzionali, che su export import e internazionalizzazione lavorano tutti i giorni, abbiamo partecipato al tavolo export digitale. Devo ringraziare il MAECI per averci dato l’opportunità di far presente i punti di vista ExportItalia2030, o quanto meno rappresentare le priorità che riteniamo più urgenti.

Abbiamo premesso il tema che il digitale non non può essere solo un comparto dell’export, perché oggi non può esistere export senza digitale. Soprattutto per le piccole imprese l’export digitale è spesso l’unico canale.

Riguardo le piccole imprese (o MPMI) abbiamo richiamato la Cabina di Regia a una sua grande responsabilità: prendere consapevolezza che negli ultimi 7 anni le risorse allocate per l’export sono notevolmente cresciute, ma il numero di aziende esportatrici è diminuito. Ce lo dice l’Istat.

Di seguito trovate il sintetico documento con il quale abbiamo rappresentato le priorità: vedremo quali punti saranno accolti dai registi della Cabina di Regia.

Uniexportmanager per Maeci: contributi per l’internazionalizzazione del sistema paese

Qualcuno si è offeso?

Quando le cose sono dette chiare, qualcuno apprezza e qualcuno meno, dimenticando che questo tipo di tavoli sono convocati proprio per mettere a confronto idee e proposte di miglioramento.

Noi abbiamo la responsabilità di riportare senza timore reverenziale il sentiment e le proposte delle nostre community, e la Cabina di Regia per l’internazionalizzazione ha la responsabilità di dire se fra i suoi obiettivi 2023 ci sarà  l’aumento in valore e in numero delle aziende esportatrici  e delle aziende del Sud, e, se sì, di porre obiettivi specifici, con misure idonee a raggiungerli e indicatori che  misurino l’efficacia di ciascuna azione di sostegno all’export.

Le piattaforme e i lopt (large online platforms)

Per esempio è certamente un bene rallegrarsi dei  tanti accordi con le grandi piattaforme (fra cui i cosiddetti gatekeepers padroni del mercato digitale) che hanno portato 9.000 aziende italiane, soprattutto piccole imprese,  alle piattaforme e-commerce. Ma se il risultato è che nel contempo abbiamo perso 20.000 aziende esportatrici, significa che qualche azione correttiva va fatta. Qualcuno si è risentito ma non è una critica a chi ha fatto un eccellente lavoro di accordi per facilitare l’accesso a decine di marketplace. Se mai sono contento che ci siamo arrivati (personalmente lo chiedevo da anni : vedere questo vecchio articolo del lontano 2016, ma c’è voluto il Covid per rinnovare l’export e smuovere i vecchi schemi cristallizzati solo su fiere e missioni).

Le piattaforme sono uno strumento indispensabile, possono anche essere un’arma letale per l’export ma, e sottolineo ma, occorrono competenze adeguate per usarle. Competenze  indipendenti, senza fidarsi troppo della formazione fornita dai  padroni dei marketplace, i cui comportamenti da monopolisti finora non sono stati il massimo della correttezza commerciale. Lo ha rilevato anche il Digital Markets Act, approvato nel luglio scorso dal Parlamento Europeo per contrastare gli abusi da posizione dominante, e non ancora applicato.

Semplicemente abbiamo fatto presente che è vitale che le aziende portate alle piattaforme non siano poi lasciate da sole, e che siano sostenute nella libera scelta delle competenze di export e digital management indispensabili per diventare esportatrici di Made in Italy prima ancora che clienti delle piattaforme.

Cosa ha funzionato: per esempio il Voucher DTEM

C’è stata una misura MAECI straordinariamente efficace che è costata l’1% dell’intero Patto per l’Export e ha avviato 2.500 aziende a diventare esportatrici. Parliamo del voucher TEM DTEM del 2021: una misura agile, flessibile, efficace, che ha aperto alle aziende la possibilità di ingaggiare  anche singoli professionisti freelance, che inspiegabilmente nel 2022 non è stata riproposta.

Le buone notizie che ci spingono a pensare in positivo:

C’è sempre una buona notizia, e qui ne annunciamo due. La prima  buona notizia è che tutti gli  attori presenti al tavolo, organizzazioni grandi e piccole, sono stati concordi sulla necessità di apportare competenze in tutte le aziende. Per farle crescere non solo nel business digitale e nell’export, ma nell’intero percorso di potenziamento imprenditoriale. Serve certamente la formazione continua, ma è opinione condivisa che il fattore critico di successo per l’export e l’internazionalizzazione sia la presenza in ogni azienda di adeguate conoscenze e abilità, come quelle riportate dalla norma UNI:11823 che stabilisce lo standard internazionale per la professione di manager esperto dei processi export import e internazionalizzazione.

Un seconda buona novella  è stata anticipata al tavolo per l’export digitale  e che ci fa pensare positivo sul peso maggiore che la rinnovata Cabina di Regia a doppia guida Esteri e Made in Italy vorrà riservare alle MPMI ci è stata anticipata nel tavolo digitale. E’ imminente  la riattivazione del voucher TEM / DTEM, con maggiori risorse apportate anche dal PNRR, e ampliamento della base di settori ammessi. Ci fa veramente piacere, e alla Cabina di Regia possiamo dire solo una cosa: fate presto! Aspettiamo l’uscita del film.

Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager