L’export compito primario dello Stato
E’ certamente un buon inizio che il ministro Tajani all’avvio del suo mandato al MAECI riconosca l’export come compito primario dello Stato, e faccia proprio l’assunto fondamentale del pensiero ExportItalia 2030, che l’export è il cuore dell’economia e del futuro del nostro paese, un concetto che, come sanno bene i lettori di questa newsletter, portiamo avanti in tutti i modi e in tutto il Paese.
Dobbiamo cominciare a esultare ?
Forse è ancora presto per esultare: la strada per il mondiale dell’export è ancora lunga. Nel leggere l’intervista al Sole24Ore ci accorgiamo che siamo alle prese con una clamorosa dimenticanza, e vorremmo farla rilevare al ministro perché se nessuno glielo ricorda si rischia di commettere clamorosi errori con conseguenze devastanti non solo per l’export ma per l’intera economia.
La clamorosa dimenticanza
Citiamo dall’intervista, riportata integralmente dalle news sul sito della Farnesina:
«Nel 2022 l’export del sistema Italia supererà i 600 miliardi di euro, ben oltre l’importante traguardo del 2021, anche se in parte determinato dall’inflazione. È il 30% del Pil del paese…..» «… Su 5 milioni di imprese ben 140mila sono quelle esportatrici, siamo leader in molti settori sensibili. Questo è uno dei principali asset della politica estera dell’Italia, l’export per noi è una partita globale. Non c’è Paese al mondo dove non siamo e che non cerca i nostri prodotti. Questo è il nostro “petrolio”.
Si dichiara che l’export è strategico, che il Made in Italy è il petrolio italiano, e poi si glissa sul fatto che il numero di aziende esportatrici è straordinariamente esiguo: meno del 2,8%. E’ un film già visto con tutti governi da molti anni a questa parte: si parte con annunci di grande incoraggiamento, ma zero obiettivi, zero misure concrete per aumentare il numero di aziende esportatrici, per portare loro le competenze per l’export, per farle crescere e internazionalizzare. Ora per Export e Made in Italy abbiamo non uno ma due Ministeri: se è vero che l’export è strategico, allora è tempo di lavorare per ottenere risultati concreti e misurabili.
Valorizzare il patrimonio inestimabile delle MPMI
C’è l’esigenza di valorizzare l’inestimabile patrimonio esistente nelle Piccole Imprese del Made in Italy, e per fortuna c’è chi procede con una lunga marcia che sta diffondendo nuova cultura imprenditoriale in un Italia abituata a copiare in peggio le tesi dei Guru del management.
Siamo un popolo di navigatori ci dicono. Eppure noi che possiamo esportare valori unici di storia, creatività, cultura, e anche tecnologia, ci siamo ridotti a inseguire e importare le teorie del guru di turno, subire la prepotenza dominante delle grandi piattaforme digitali, lasciare che siano altri a beneficiare dei nostri valori perché non siamo abbastanza capaci di trasferirli su mercati e canali di vendita.
E’ per questo che dobbiamo uscire da una sorta di medioevo dell’export e impegnarci in un nuovo rinascimento imprenditoriale. E’ una sfida di crescita rapida perché vogliamo attivare un veloce radicale rinnovamento nella visione imprenditoriale di tutte quelle aziende italiane che hanno la consapevolezza di potere essere protagoniste sui mercati internazionali e vogliono sapere come fare per diventarlo.
La teoria generale dell’export management
Non esiste una teoria generale del management che presiede alla crescita e al successo dell’export o dell’internazionalizzazione delle PMI. Esistono, sono molteplici e complessi, e sono in costante evoluzione invece un insieme di compiti, conoscenze e abilità che devono essere acquisiti da ogni azienda, sia essa piccola o grande, che voglia confrontarsi sui canali del business internazionale.
Questo insieme di competenze si compendia nella Norma UNI 11823:2021, una norma che nasce dal basso, da chi sull’export ci lavora. Non a caso è stata rilasciata dall’ UNI, Ente Italiano di Normazione, e stabilisce il nuovo standard internazionale dell’export management imponendo ai professionisti che vogliono certificarsi un rigoroso codice etico.
Esistono e sono stati prontamente redatti sulla base della norma UNI anche ottimi manuali di Export Management. Il mercato della formazione per l’export dispiega una varietà incredibile di proposte, dai master post laurea, alle scuole di formazione pubbliche e private, ai corsi automatici di istituzioni e piattaforme, ai progetti ITS con le scuole superiori per creare quadri intermedi, si parla anche di creare corsi di laurea universitari, ma la sola istruzione e formazione evidentemente non possono bastare. A parte il fatto che se la formazione resta ancorata a tecniche e metodologie obsolete, o valide solo per l’internazionalizzazione delle grandi aziende, diventa controproducente. Infatti non può esistere una ricetta e una teoria unica dell’export management applicabile all’estrema varietà e complessità delle aziende italiane. Anche perché la dimensione conta, e il piano di export di un’azienda che fattura 100 milioni è ben diverso da quello di un’azienda che fattura 500mila euro l’anno.
Qualcuno vede quasi con fastidio la piccola dimensione della maggior parte delle aziende. Le accusa di nanismo, quasi come se fossero loro a scegliere di restare piccole, e dimentica che le piccole, medie e microimprese (PMI) costituiscono il 99% delle imprese dell’UE. Forniscono due terzi dei posti di lavoro nel settore privato e contribuiscono a più della metà del valore aggiunto totale creato dalle imprese dell’Unione.
Le misure per la competitività
Sono stati adottati diversi programmi d’azione al fine di aumentare la competitività delle PMI attraverso la ricerca e l’innovazione e migliorare l’accesso ai finanziamenti. In realtà questa visione di matrice europea, prontamente fatta propria dalle istituzioni italiane e ispirata da interessi potenti che non sono esattamente quelli delle MPMI, ha un limite palese che nessuno finora ha fatto rilevare: lo facciamo noi.
le grandi PMI hanno bisogno di capitali
le MPMI hanno bisogno di competenze per esportare
E’ questo il tema: le misure finora attivate sono state indirizzate in prevalenza a soddisfare con cospicui fondi pubblici la sete insaziabile di patrimonializzazione delle grandi organizzazioni. E non hanno fatto che aumentare la divaricazione fra grandi aziende esportatrici sempre più grandi, sempre più internazionali, sempre più esportatrici, e le piccole e piccolissime imprese, sempre meno grandi, meno esportatrici, e sempre meno in numero.
Ora, dando per scontato e condiviso l’assunto che esportare di più si deve, e che il Made in Italy autentico è il nostro petrolio, che l’export apporta lavoro benessere e prosperità economica, come si deve fare per aumentare l’export del 99% delle aziende italiane?
Gli italiani che lo fanno meglio
Infatti se non esiste una metodologia unica come si deve fare per sostenere l’export del Made in Italy? Per dare non una, ma tante risposte ci è sembrato giusto prima di tutto andare a cercare chi lo fa.
Per far emergere le migliori storie di export e convincere aziende ed export manager a raccontarsi e raccontarci le loro storie abbiamo pensato a un grande concorso che si conclude con un premio, il Premio Export Italia e ad un libro che pubblica le export story più significative e stimolanti di imprenditori ed export manager.
La preparazione e il primo test
Se pensate che sia stato facile non lo è stato affatto! Come export manager siamo abituati da sempre a testare sul campo, su un campione limitato ma significativo, la validità concreta delle nostre proposizioni di valore.
Così abbiamo sperimentato il format del premio l’anno scorso con una edizione regionale pilota in Sardegna. Nonostante siamo partiti nella regione meno esportatrice d’Italia, abbiamo motivato praticamente tutte le associazioni imprenditoriali a fare delle nomination e le storie che sono venute fuori hanno dell’incredibile. Qui non ve le raccontiamo perché anche le aziende sarde concorrono alla premiazione finale nazionale.
Il modello Nazionale e i partner del Premio Export Italia
Forti del successo del “modello Sardegna”, insieme a Massimo Cugusi – ideatore e presidente del Premio Export Italia, abbiamo messo a punto il format nazionale e siamo andati da MAECI e Unioncamere Nazionale che ci hanno accordato il loro autorevole patrocinio. Poi abbiamo creato la struttura organizzativa del premio coinvolgendo i colleghi Uniexportmanager e trovato gli sponsor che nel premio ci hanno creduto rendendolo possibile: BperBanca, SisaGroup, TheHive , ImprimeAdvisory, Finitaly International, ExportPlanning.
Infine abbiamo cercato il sostegno delle organizzazioni partner di nuova generazione che il pensiero ExportItalia 2030 lo condividono nel DNA , a partire da Federitaly, Ancimp, Assoretipmi, Ampioraggio, e degli esponenti “illuminati” presenti nelle grandi associazioni e confederazioni imprenditoriali che ci hanno accolto col loro supporto. In particolare Uniexportmanager, Federitaly, AssoretiPMI hanno dato vita a modelli associativi aperti di nuova concezione, incentrati su una intensa vita associativa delle rispettive community, ed entrambi fondati sullo sviluppo e consolidamento del Made in Italy autentico a livello internazionale.
La lunga marcia
Da aprile siamo partiti con la missione impossibile di far emergere le storie di export più significative delle MPMI, insieme al comune impegno nella promozione e delle tesi del manifesto ExportItalia 2030 come pensiero guida per il miglioramento dell’export e dell’economia. Abbiamo concluso il roadshow la settimana scorsa, sono pervenute nomination straordinarie e presto le condivideremo.
And the winner is…
Per esultare e tracciare le nuove strade dell’export del Made in Italy, e premiare i vincitori a fine gennaio 2023, celebreremo la notte delle stelle dell’export italiano in un evento nel quale saranno premiate le migliori export story italiane, che poi confluiranno nel libro che diventerà fonte di ispirazione e di emulazione per tutti gli “exportpeople” italiani.
Nelle prossime settimane si decideranno i vincitori, con un premio per categoria e il premio finale, ma la partita del miglior export italiano è aperta e non si conclude ai rigori: candidature e nomination sono gratuite e ancora aperte sul sito www.premioexportitalia.it.
Buon Natale,
Giuseppe Vargiu
Presidente Uniexportmanager
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