L’Italia ha una economia caratterizzata da una grande rete di piccole imprese, tantissime anche unipersonali, per cui c’è l’imprenditore, spesso artigiano, che fa le sue brave cose con amore, e per questo sono cose belle, che piacciono, che vende facilmente anche in giro per il mondo, e questo è il motivo alla base del successo straordinario del Made in Italy. In Italia si stima che ci siano circa 120.000 le aziende che esportano, anche saltuariamente. Su un totale di 4 milioni. Molto poche. Un sistema export che in passato era florido e in crescita, da alcuni anni si sta lentamente sfaldando. Il numero delle aziende esportatrici diminuisce costantemente ogni anno: l’ultimo anno abbiamo perso altre 10mila aziende esportatrici.
Non troverete questo dato nella rappresentazione dei grandi giornali , e nemmeno nei siti delle Agenzie governative, ma questi dati sono espressi alla luce del sole nei rapporti ufficiali, compreso il XXXVI rapporto ICE-ISTAT appena pubblicato. Al contrario la rappresentazione ufficiale della situazione dell’export italiano è trionfalistica. Un export che è cresciuto: bene, anche se meno della crescita del commercio mondiale. Bene anche che si ricordi che l’economia italiana è fondata sull’export. Male che il numero di aziende esportatrisci diminuisca da 5 anni. Male che dentro le istituzioni pubbliche ci sia chi lavora per distruggere il sistema delle PMI a favore del sistema sovranazionale delle corporate.
La verità sotto gli occhi di tutti
La verità è sotto gli occhi di tutti e non è quella che vediamo sui grandi giornali. E’ in atto un lento e progressivo processo di distruzione dell’export delle Piccole Aziende Italiane, una distruzione creativa a favore un modello emergente di corporate, piattaforme , algoritmi, speculatori finanziari, multinazionali che hanno a cuore i loro profitti molto più dell’export del Made in Italy. Questa distruzione creativa dell’export che patrimonializza le aziende medio grandi che delocalizzano, è dominata da potenti interessi finanziari e industriali che sono riusciti anche ad appropriarsi delle risorse e degli incentivi destiati a sostenere le PMI. Non si sono mai visti cosi tanti incentivi per l’export, proclamati in favore delle PMI, come mai abbiamo visto risultati così catastrofici per le piccole aziende esportatrici.
E’ necessario prende consapevolezza dell’importanza cruciale delle PMI nell’export. Tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo delle piccole imprese italiane sono chiamati a prendere consapevolezza di tutto questo e invertire la tendenza. Il problema vero sono le diseguaglianze crescenti e il peso sempre maggior che grava su aziende e persone che lavorano e producono e privilegia speculatori, finanza, burocrazia, rendite parassitarie.
La visione ExportItalia 2030
Vogliamo combattere coloro che, anche all’interno delle istituzioni col pretesto di sostenere le piccole imprese si pongono al servizio dei più forti.
Con la community degli export people lavorano le associazioni Uniexportmanager e Federitaly. E non solo. Sono tanti per fortuna gli operatori illuminati che vogliono dare un nuovo impulso all’export delle PMI anche all’interno delle incrostazioni presenti nelle grandi associazioni e negli apparati. E’ una visione dichiaratamente apolitica e apartitica ma molto chiara e determinata sugli obiettivi.
Vogliamo dare idee e nuovi stimoli a imprenditori, manager, e a quegli operatori pubblici e associativi illuminati per opporsi al groviglio di lobby, interessi e apparati che di fatto impediscono che il sistema export delle piccole imprese del madeinitaly cresca veramente nel tempo.
La misura della crescita è il numero di aziende esportatrici e la diffusione nelle aziende della figura sempre più centrale e rilevante nel processo di internazionalizzazione delle aziende italiane, in particolare delle PMI, è l’Export Manager, oggi certificato dalla Norma UNI 11823:2021
Pensiamo che solo il lavoro delle Piccole Imprese e un fattivo sostegno alla loro competitività sui mercati internazionali possa fare la differenza per accompagnare il paese a un futuro economico realmente sostenibile. Il problema vero sono le diseguaglianze crescenti e il peso sempre maggior che grava sua aziende e persone che lavorano e producono privilegiando finanza, burocrazia, rendite parassitarie.
Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager
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