Il pensiero unico per l’export e l’internazionalizzazione

Autorevoli istituzioni internazionali come la Banca Mondiale elaborano proiezioni che si sono sempre rivelate un affidabile strumento di lavoro per gli operatori del commercio internazionale. Quello che invece è affidabile sempre  meno è la narrazione che viene riportata in Italia dai media, troppo spesso contaminata da obiettivi di lobbying o di propaganda.

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Quali tematiche siano veramente importanti per i media emerge  dalla morbosa attenzione alla telefonata di Draghi durante il summit Nato a Madrid. Splendidamente interpretata dalla vignetta di Makkos che i non-boomers possono comprendere solo  dopo aver seguito l’esilarante video che trovate  alla fine di questo numero di mezza estate della vostra newsletter.

Il pensiero unico dominante per l’export e l’internazionalizzazione è un problema serio perché il necessario sostegno all’operatività internazionale delle nostre aziende non può essere contaminato e indebolito da una comunicazione mediatica che è compatta nel nascondere i problemi, e a favorire lobby o apparati, invece che nel individuare soluzioni.

Abbiamo sempre avuto ottimi giornali e grandi giornalisti nel nostro paese ma è sempre più difficile ottenere dal rumore dei media una informazione che non risenta di influenze di parte, anche quando, molto semplicemente, si devono comunicare in modo corretto e imparziale, semplici dati statistici sull’andamento dell’export.

La recessione e l’inflazione

Abbiamo visto macroscopici fenomeni di pensiero unico che hanno portato una pericolosa disinformazione sulla pandemia, sull’aggressione russa all’Ucraina, sulla crisi energetica. Una delle tematiche è la recessione: alcuni titoli delle ultime ore:

Il messaggero: Rischio recessione / La capacità (mancata) di prevedere il collasso;

Ansa: Prezzi guerra: timori recessione affondano metalli, su gas;

Corsera: Mercati, con il rischio recessione (che cresce) occorre puntare sulla qualità;

Il Sole 24 ORE: Il paradosso dei mercati che preannuncia recessione;

 Fatto Quotidiano: Inflazione mai così con l’euro: l’Europa s’avvia alla recessione.

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Diciamo chiaro le cose come stanno: l’inflazione c’è, è pesante, e mangia risparmi e salari. La buona notizia è un’altra, e non compare da nessuna parte. Non si capisce perchè, magari potrebbe tranquillizzare la gente: non siamo in recessione e non lo saremo nei prossimi anni.

Lo scenario di previsione sul commercio  mondiale

Per fortuna esistono anche in Italia professionisti seri che sono riusciti a guadagnarsi nel tempo una seria reputazione internazionale proprio perché riescono a darci una corretta lettura dei dati delle fonti istituzionali e consentirci una visione oggettiva di quello che  si prospetta nei prossimi anni.

Ne abbiamo parlato al Digital Talk Uniexportmanager di venerdi scorso con Marcello Antonioni, responsabile  del magazine internazionale ExportPlanning. Potrete seguire il talk  insieme ad altri 300 video dei colleghi associati registrandovi al canale YouTube dell’associazione: qui il link.

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Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato le nuove stime di crescita dell’economia mondiale, con un report dal titolo:

"La guerra ritarda la ripresa globale"

Sulla base di tale outlook macroeconomico, ExportPlanning ha costruito uno scenario di previsione del commercio mondiale, declinato per paese e per prodotto. Sulla base di questo approccio quale risultato dell’aggregazione di migliaia di fattori di livello micro viene elaborata la tabella che segue:

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Per gli approfondimenti, settore per settore, qui il rinvio all’articolo di Luigi Bidoia.

Ma ciò che ci interessa qui è far rilevare questo: dopo il rimbalzo post pandemia Covid del 2021, nel 2022-23. Il commercio estero cresce in %  del 7.1 e 7.2 per le merci e materie prime, e dell’ 8,3 e 7,3 per la manifattura. Se depuriamo questa crescita dell’inflazione, attesa al 10%, e aggiungiamo il deprezzamento euro dollaro, questi valori affievoliscono ma restano positivi.

La cattiva notizia è che la crescita rallenta, e non poteva essere diversamente, ma permane la crescita per cui: la buona notizia è che non siamo in recessione, quantunque si voglia farci credere diversamente.

Significa che il commercio mondiale di qui al 2030 forse non raddoppierà il suo valore ma ci andrà vicino, mentre le aziende italiane, soprattutto quelle paurose di investire sull’export, faranno bene a darsi una mossa organizzandosi e acquisendo le competenze necessarie. E’ questo il messaggio che un paese in crescita dovrebbe dare per sostenere l’export. Invece…

I media italiani, Draghi e la lavatrice

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In realtà ai  media italiani dell’export che vale il 30% del PIL importa ben poco. Riportano le veline della propaganda, esaltano le paure della gente parlando di recessione, di ripartenza del covid, di guerra mondiale. Qualche volta dobbiamo ringraziarli però per vignette divertenti come questa di Makkox , che ci richiama il grande Mario Magnotta, con un virale degli anni 80 che oggi farebbe impallidire Chiara Ferragni. Da non perdere:

Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager