Assolutamente da leggere questo editoriale di Fabio Piccoli. Basato sulle fonti più aggiornate, completate anche dal nostro #audiwine, il sondaggio mensile di #Uniexportmanager e #WineMeridian. Circa 40mila aziende con fatturato fino a 2 milioni di euro rappresentano solo il 5% del valore dell’export vitivinicolo italiano.
250 operatori sono padroni dell’export. 30% dell’export è dato dal #Prosecco. Esportato in molti casi da grandi gruppi esteri. Se aggiungiamo i rossi toscani e veneti, di fatto superiamo il 50% delle nostre esportazioni vitivinicole. L’altra metà è rappresentata in gran parte dai rossi piemontesi (Barolo e Barbaresco in primis), dai bianchi veneti, trentini e friulani (Pinot Grigio su tutti) e dall’Asti. Le altre DOP” rappresentano oggi poco più del 10% del nostro export.
Altro “limite” è la sostanziale concentrazione su 5 mercati (USA, Germania, Regno Unito, Canada e Svizzera), mentre per la Francia i primi 5 mercati (USA, Regno Unito, Germania, Giappone e Cina) rappresentano il 50% del loro export…. Aggiungiamo che il fatturato medio export quota 3,5 eur a bottiglia, la metà dei nostri concorrenti : quindi facciamo numeri ma non margini.
Nel frattempo gli #OCM puntano ai soliti mercati già saturi, aiutano i soliti noti, e Simest riapre i cordoni della borsa del #Fondo394 a favore delle MidCap. Ma cosa si aspetta a immettere risorse e competenze #exportmanager per far crescere la cultura il business e l’export di questi 40mila operatori gli unici in grado di creare valore lavoro e crescita stabile, valorizzando veramente le loro potenzialità uniche?
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