Lo scenario
Un paese naturalmente e storicamente esportatore come l’Italia soffre moltissimo la mancanza di un disegno unico nazionale. Dominano la frammentazione e il perseguimento di obiettivi di breve periodo, legati soprattutto a propaganda e soddisfazione delle lobby o degli apparati di turno.
Tutta la partita del sistema paese si gioca sul concetto ottenere i 200 miliardi di un PNRR superato e spenderli in tempo. Dimentichiamo che la realtà va molto oltre: Covid e Guerra hanno rivoluzionato il commercio internazionale, rimescolando i mercati di sbocco e di approvvigionamento. In più fra sanzioni, embarghi, crisi dei trasporti, la globalizzazione come la conoscevamo non esiste più.
Abbiamo una macchina che corre a folle velocità verso il baratro di un indebitamento in funzione del vecchio PNRR come se il contesto non fosse cambiato tragicamente. Per spendere i soldi (presi a prestito) manteniamo priorità superate dai nuovi accadimenti. L’aumento delle materie andrà a ricadere sui prezzi, per cui inevitabile sorge la necessità di far crescere i salari, a fronte della quale gli imprendtori oppongono l’impossibilità di far quadrare i conti.
Le misure per l’export
Lo stesso modello si applica alle misure per sostenere l’export, che portano inesorabilmente a una ulteriore riduzione delle aziende eportatrici: propaganda, lobby, fette di salame con un pizzico di digitale per le microimprese.
1. Propaganda
Bellissimo il video del Giro d’Italia. Così come i cartelloni negli stadi della campagna beIT. Ma il bisogno dell’Italia non è certo Nation Branding, Il problema è che i prodotti italiani devono arrivare ai mercati, e con l’aria che tira non è col Giro d’Italia che ci arrivano.
2. Soddisfare le lobby
I fondi 394 per le PMI sono stati estesi alle small cap in modo da esaurirli rapidamente. Erogandoli a chi non si può dire, perché la privacy è più importante della trasparenza e della corretta destinazione dei fondi alle PMI, così come dagli impegni presi.
3. Fette di salame alle piccole imprese
Il bando bonus export digitale PNRR di Invitalia ha richiesto nuove azioni di promozione a causa dell’accoglienza meno che tiepida delle aziende. Scarsamente interessate a un obolo di 4.000 eur. Intanto nulla è dato sapere sul nuovo bando DTEM, annunciato in precedenza per marzo e scomparso dai radar.
Non vogliamo assolutamente sminuire lo sforzo fatto dal Patto per l’Export, nè dimenticare l’ingente allocazione di risorse per gli stessi fini. Constatiamo solo che l’impegno verso le decine di migliaia di piccole imprese, sempre meno esportatrici e sempre meno numerose non sta raggiungendo i destinatari, e proponiamo azioni correttive.
Cambiare verso: per esempio decontribuzione per gli export manager
Per esempio fra le tesi ExportItalia 2030 si avanza la proposta di defiscalizzare gli utili delle PMI derivanti dalle esportazioni. Se ne è parlato nei tavoli del Patto Export. Ma parlare non basta. Proviamo altre proposte: se si entra nell’ordine di idee di lavorare per migliorare l’export e la prosperità del paese aumentando le aziende esportatrici basta usare la testa per trovare misure poco costose e molto efficaci.
Questa settimana riportiamo lo spunto lanciato dal post Linkedin di Mariangela Pira, la famosa anchorwoman di Sky:
Si offre il lavoro ma il candidato o la candidata spesso lo rifiuta in quanto ha il reddito di cittadinanza e non gli/le conviene andare a lavorare "Per noi sarebbe meglio che lo Stato anziché lavorare sugli aiuti a pioggia e casuali o sul reddito di cittadinanza aiutasse le aziende in questo modo: decontribuzione se si assumono nuovi dipendenti. In questo modo noi assumiamo nuove persone e aiutiamo lo sviluppo della nostra area. Le persone così sono spinte a lavorare. Se si offre il lavoro ma il candidato o la candidata spesso lo rifiuta in quanto ha il reddito di cittadinanza e non gli/le conviene andare a lavorare..."
Dare alle PMI esportatrici vantaggi in termini di decontribuzione per l’ingaggio di profili qualificati di exportmanager, o di innovation manager, o di digital manager, non sarebbe più semplice, più efficace, più economico che non fare bandi clickday o palesemente irrisori?
Ci lavoriamo con le associazioni e le organizzazioni che condividono il think tank ExportItalia2030: non solo Uniexportmanager e le associazioni professionali degli Exim Manager, ma anche Federitaly, H2Biz, AssoretiPMI: lavoriamo per migliorare l’export al di fuori dei vecchi schemi.
Lo stiamo facendo anche con il Premio ExportItalia che fino a tutto luglio raccoglierà da tutta Italia candidature e nomination di aziende italiane testimonial che il nuovo scenario dell’export lo creano da protagoniste.
Giuseppe Vargiu
Presidente Uniexportmanager
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