Se il mercato internazionale è sempre stato complesso, negli ultimi due anni è diventato un posto nuovo, completamente diverso, e in continua evoluzione. Questo richiede comprensione, cambiamento, approcci radicalmente differenti.
Sapete cosa hanno in comune il Festival di Sanremo o di Cannes, premio Oscar, Miss Italia, il Borgo dei Borghi, il Premio Strega, il Gambero Rosso, l’Ercole Olivario, l’Auto dell’anno, il Pallone d’Oro, gli X factor, la Formula1, i Pitch contest delle startup, la Guida Michelin o il Guinness dei Primati?

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Il fattore P di Premio. Si tratta di una formidabile leva di marketing che accomuna non solo i vincitori ma anche consumatori, spettatori, sponsor, patrocinatori, simpatizzanti, apportando valore a tutti i concorrenti che si mettono in gioco. E genera valore.

Alle storiche 4P del marketing  Prodotto Prezzo Placement Promotion ideate da Jerome McCarthy e studiate nelle Università e nelle business school, cui  qualcuno ha aggiunto  nel tempo Posizionamento Packaging Persone, oggi, con specifico riferimento al marketing internazionale, aggiungiamo la P di Premio come formidabile leva per un export differente.

Export Different: come lo fanno le aziende italiane?

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Prendiamo spunto da Steve Jobs e dalla sua storica campagna Think different, e vediamo come fanno la maggior parte delle aziende italiane nel proporsi, differenziarsi e rendersi visibili all’estero.

Osserviamo un grande sforzo nella ricerca di distributori commerciali, Agenti di vendita, Fiere, magari anche virtuali, missioni, piattaforme, una promozione del brand spesso velleitaria, molto digitale ultimamente, poche fanno ricerche di mercato, molte vanno per tentativi, e poi cercano di aggiustare il tiro oppure rinunciano. Bisogna  anche dire che oggi le istituzioni italiane sostengono mai come in passato chi investe nell’export.

D’altra parte investire zero sull’export porta a zero export. E’ matematico. Ma investire nell’export, nelle fiere, nelle piattaforme senza un progetto, una strategia, un metodo, significa semplicemente inefficienza. Perché sono esportatrici appena l’1% delle aziende italiane? Perché appena 1000 imprese generano il 53% dell’export italiano?

Attrarre l’ attenzione ma come?

Soprattutto oggi, in un’era affollata di media e di canali di comunicazione, emergere, farsi notare dal cliente è un’impresa difficile, che richiede risorse e strategie precise. E per una PMI che approccia i mercati internazionali la sfida può sembrare quasi impossibile. Nel rumore incredibile dei media, nell’affollamento sui canali digitali o sulle fiere, la piccola impresa non ha grandi possibilità di far ricordare brand e prodotti: diventa fondamentale attrarre l’attenzione su quello che veramente si sa sul proprio valore.

E’ molto di più che avere un buon prodotto unico: richiamo l’attenzione sui valori della azienda, li riverbero sui miei marchi e beneficio dei valori del Premio: grande o piccolo, nazionale o internazionale, il premio gratifica tutti i concorrenti, non solo chi vince.

Le competenze export

La volontà di esportare e la consapevolezza di poter avere successo all’estero non bastano: quello che manca sono le competenze export, ne abbiamo parlato con BPER Banca nell’evento di apertura del premio

Articolo su Tiscali.it

Premio ExportItalia : onorare le aziende che rendono l’export migliore

Il tema del Premio ExportItalia è proprio quello di “export different”. Cosi come il “think different” di Steve Jobs. Vogliamo onorare così imprenditori e manager che pensano, agiscono, esportano in modo diverso, condivididono la loro esperienza e così facendo fanno avanzare e rendono grande l’Italia. Riporto la dichiarazione di Massimo Cugusi, Presidente del Premio:

“Il sistema delle imprese esportatrici italiane è anche uno straordinario serbatoio di esperienze di successo. Per la prima volta, anziché limitarci a riconoscerle ed a premiarle, facciamo in modo che diventino patrimonio condiviso, accessibile anche a chi, per la prima volta, si affaccia ai mercati esteri. In questo cambio di prospettiva sta l’unicità del Premio Export Italia. Non a caso, il percorso che abbiamo immaginato si concluderà con la condivisione di un libro che racconterà le cento migliori storie di export. Un vero e proprio catalogo di buone pratiche per accelerare il percorso delle imprese più piccole e di quelle del Mezzogiorno, ancora ai margini nei processi di internazipnalizzazione del sistema produttivo”

Dobbiamo condividere creatività, coraggio, la capacità di agire e pensare in modo diverso. Con il pensiero ExportItalia2030, di cui il Premio è espressione, vogliamo evidenziare le competenze, favorire l’incontro fra domanda e offerta di managerialità per l’export, premiare le aziende che rendono l’export migliore pensando in maniera diversa, e condividendo le loro esperienze.

 ExportItalia 2030 non solo pensiero ma anche iniziative

Trovate su thedeeping.com la mia windows interview con Bruno Carenini, con l’approfondimento internazionale sui temi ExportItalia2030. La macchina del Premio ExportItalia di qui a settembre sarà impegnata a raccogliere le migliori storie di export, e le attività potranno includere momenti di divulgazione in collaborazione sia con gli sponsor del premio, sia con gli enti patrocinatori: l’obiettivo è fare del Premio una vera azione istituzionale del sistema Export.

La settimana prossima avrà luogo un’azione di sensibilizzazione  presso le Aziende e gli Export Manager presenti a Cibus Parma che vorranno mettersi in gioco e condividere le loro export story. L’azione sarà portata avanti dai colleghi Uniexportmanager presenti alla manifestazione e dai media partner.
Info all’indirizzo organizzazione@uniexportmanager.it

Grazie per seguire e condividere questa newsletter

Giuseppe Vargiu,
Presidente Uniexportmanager

Exportitalia2030 : Le prime 24 Tesi

1.     L’Export NON si fa da soli

2.     L’Export è il cuore dello sviluppo dell’economia.

3.     Le PMI sono il cuore dell’export

4.     Portare competenze export permanenti in ogni azienda.

5.     Obiettivo 2030: 300mila aziende esportatrici .

6.     Essere consapevoli che quanto più risorse sono allocate sull’export tanto più si generano benefici superiori all’investimento e si fa crescere il PIL.

7.     Sostenere l’export come politica attiva che crea lavoro, occupazione e sviluppo.

8.     Non può esserci export senza competenze digitali e senza contenuti sostenibili

9.     Premiare le migliori pratiche export

10.  Abbattere le barriere al commercio internazionale

11.  Combattere i monopoli e le posizioni dominanti che ostacolano la libera concorrenza sui mercati

12.  Sostenere le pratiche, le normative e i regolamenti che rafforzano la specificità del madeitaly delle pmi

13.  P.A.: Semplificazione,  trasparenza, obiettivi chiari , monitoraggio sui risultati .

14.  Attuare il patto per l’export e misurarne l’impatto sulle   le piccole imprese motore della ripartenza

15.  Detassare gli utili provenienti dall’export delle PMI

16.  Sostenere gli expat e i professionisti italiani che lavorano all’estero

17.  Allocare le risorse export prioritariamente sulle pmi

18.  Incentivare le grandi aziende solo se inducono vantaggi alla collaborazione con le PMI in Italia

19.  Un export manager in ogni azienda

20.  Sostenere la qualificazione, la certificazione e la normazione volontaria delle professioni per l’accesso ai bandi

21.  Abbandonare la pratica dei clickday per agevolazioni e incentivi.

22.  Promuovere lo sviluppo di export digitale consapevole e condiviso che porta benefici concreti alle aziende e non solo alle grandi piattaforme e fiere

23.  Sostenere le iniziative di collaborazioni fra aziende, professionisti, associazioni professionali e imprenditoriali che promuovono il madeinitaly.

24. La lotta più efficace all’italiansounding si fa portando il madeinitaly autentico delle PMI ai consumatori direttamente nei punti vendita e nei canali commerciali.