Vecchia e nuova normalità

La normalità nel mondo dell’export italiano degli ultimi 5 anni è stata che grandi imprese e mid cap crescono e si internazionalizzano sempre più, mentre le PMI che rappresentano il 70% del lavoro italiano non crescono, e quelle esportatrici sono sempre meno numerose. Con l’arrivo della pandemia c’è stato un forte impulso al cambiamento che si è concretizzato in una drastica accelerazione verso il digitale, i governi hanno allocato a favore dell’export risorse e servizi del sistema Italia in misura mai vista in precedenza, e infine sono arrivate le risorse del PNRR.

Ora grazie al cielo la pandemia si va estinguendo rapidamente. Molto più rapidamente delle norme idiote per perseguitare i non vaccinati che nei fatti hanno reso impossibile la vita ai vaccinati, ai guariti e alle imprese (nota personale).

Per export, internazionalizzazione e digitalizzazione si va verso una nuova normalità che ha in pancia le risorse del patto export, del fondo 394, e i miliardi del PNRR.

Come sono spese le risorse del Patto per l’Export: enti e dati a confonto

Il sistema pubblico ha riunito tutti insieme appassionatamente gli stakeholder con una cabina di regia per l’internazionalizzazione che fa periodiche riunioni nelle quali generalmente i partecipanti al proprio interno si complimentano a vicenda tra di loro, quale che sia il lavoro fatto e i risultati raggiunti. L’iniziativa di cambiamento è stata il Patto per l’Export che presiede all’allocazione ottimale delle ingenti risorse sui diversi assi portanti della strategia governativa. E’ da qui che chi guida manda i comandi alle ruote. Ora vediamo in che misura il volante è collegato alle ruote, oppure se occorre una messa a punto.

L’asse principale del Patto per l’Export è stato giustamente l’apporto di liquidità e incentivi a fondo perduto per sostenere il sistema delle imprese e (in teoria), soprattutto le PMI nel business internazionale. Questo percorso ha visto impegnati, sotto il coordinamento Maeci, diversi player pubblici, tra cui principalmente Simest, Invitalia, il sistema delle Camere di Commercio, le Regioni.

Non abbiamo ancora i dati delle misure di incentivazione export delle Regioni. Con gli esperti che collaborano al think tank Exportitalia2030 ci stiamo lavorando e sono benvenuti tutti i contributi qualificati. A breve rilasceremo un rapporto / confronto sulle regioni più virtuose nel porre in essere misure per l’export, e anche sull’efficacia delle altre  misure, non strettamente finanziarie, che vanno dagli sportelli informativi, alle piattaforme, all’assicurazione crediti, alla formazione, a nation branding, affidate ad altri importantissimi attori come MISE, MIPAAF, Innovazione, CDP, SACE, Agenzia ICE, Università, Banche.

Vediamo con i numeri il confronto tra gli attori nazionali

 SIMEST (fonte bilancio esercizio 2020)

I finanziamenti agevolati a sostegno dell’internazionalizzazione sono ripartiti come segue: i finanziamenti per la patrimonializzazione delle PMI esportatrici sono stati pari a 775 milioni di euro (di cui 156 a fondo perduto); per i programmi di inserimento nei mercati esteri, operazioni per 171 milioni di euro (di cui 8 a fondo perduto), per la partecipazione a fiere  72 milioni di euro (di cui 21 a fondo perduto). Per la realizzazione di piattaforme informatiche 22 milioni di euro (di cui 6  a fondo perduto). I finanziamenti per gli studi di fattibilità e i programmi di assistenza tecnica collegati a investimenti italiani all’estero si sono attestati a 7 milioni di euro (di cui 2 a fondo perduto), mentre i finanziamenti per il Temporary Export Manager (TEM), sono stati pari a 5 milioni di euro (di cui 2 fondo perduto). Le PMI sono risultate destinatarie del 90% dei volumi deliberati, in calo rispetto al 94% del precedente esercizio, mentre il 10% è andato a beneficio delle grandi imprese e mid cap. I beneficiari degli interventi Simest sul fondo 394 non si conoscono perche’ tutelati dalla privacy, né è possibile sapere la ripartizione dei volumi  tra  grandi aziende e PMI.

Il focus delle Camere di Commercio è stato sull’innovazione digitale, presupposto dell’export. Riportiamo la dichiarazione del presidente di Unioncamere, Andrea Prete al Connext di Milano in dicembre: “il digitale sta diventando sempre di più uno strumento indispensabile per l’internazionalizzazione delle imprese. Sul fronte dell’internazionalizzazione, le Camere di Commercio hanno aiutato oltre 10mila aziende in un anno con voucher e  strumenti digitali ..”

I beneficiari degli incentivi delle varie misure sono pubblicati sui siti delle singole Camere, che in alcuni casi virtuosi agiscono in concerto con le Regioni di appartenenza.

Da MAECI e Invitalia sono stati allocati dal decreto dell’agosto 2020 con il bando voucher TEM 50 milioni per l’ingaggio di Export Manager, Temporary Manager, Digital Manager da parte delle società con fatturato inferiore a 10 milioni appartenenti al settore manifatturiero. La misura si è dimostrata particolarmente equilibrata ed efficiente.

Ad esse si è affiancata per la prima volta la possibilità per le aziende di scegliere direttamente i propri export manager qualificati, senza dove passare attraverso l’intermediazione forzata delle società accreditate. Il 15 dicembre sono stati esauriti i fondi del Voucher e Invitalia ha anticipato puntualmente il 50% del contributo.

E’ sorta qualche polemica, poi superata, sulle modalità di accreditamento degli export manager. Per il futuro è auspicabile che la selezione assicuri una premialità agli Exim Manager certificati in conformità alla Norma UNI 11823:2021.

Qui potete trovare la lista dei beneficiari.

Chi ha fatto meglio? Giudicate voi

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E’ evidente la macroscopica divaricazione tra le risorse per sostenere le aziende medio piccole e la destinazione di gran parte dei fondi per l’export a beneficio di grandi aziende e mid cap, le stesse che spesso e volentieri delocalizzano la produzione e riducono l’occupazione in Italia.

Ma non è finita qui

Non perdete la Newsletter settimanale ExportItalia2030 prevista per il 13 febbraio: parleremo di una drammatica verità nascosta nel PNRR in tema di commercio internazionale, che nessuno vi racconta.

Il nuovo strumento per migliorare l’export italiano

Il Premio Export Italia avvia il Roadshow 2022, partirà in marzo dalla Campania e toccherà tutte le regioni d’Italia. Daremo concreta attuazione a una delle tesi portanti del pensiero ExportItalia 2030: la selezione delle migliori pratiche di export delle aziende e degli export manager.

Qui l’articolo Tiscali News sull’edizione pilota partita dalla Sardegna

Le aziende e gli export manager da sempre sono obbligate a confrontarsi con i risultati raggiunti. Gli indicatori di bilancio sono un benchmark implacabile. Questo confronto, con poche eccezioni, non è previsto nella prassi della nostra pubblica amministrazione tutta incentrate nell’operare per processi e non per obiettivi. E ultimamente impegnata a produrre normative e regolamenti senza fine. Vogliamo portare istituzioni e amministrazioni a confrontarsi con gli obiettivi e con i tempi, e con i risultati raggiunti, quanto meno per export e internazionalizzazione.

Dal 2022 il Premio ExportItalia avrà un riconoscimento speciale per le best practice delle pubbliche amministrazioni impergnati nell’attuazione di best practice per export, internazionalizzazione, e politiche attive che aumentano l’occupazione grazie all’export.

Un confronto di efficienza nell’attuazione delle misure fra gli enti istituzionali non c’è mai stato, cosi’ come non c’è nella pubblica amministrazione una visione strategica (col pretesto che essa è delegata alla politica), e nemmeno un proporsi obiettivi specifici o una puntuale misurazione del loro raggiungimento, il che rende problematico porre in essere di azioni correttive e di miglioramento. Come le tesi #ExportItalia2030.

Nel premio ExportItalia selezioneremo anche le best practice istituzionali e premieremo chi ha lavorato per il bene e la prosperità del paese. Con una visione di lungo periodo nella quale la nuova normalità è trainata dall’export e dalla creatività e intelligenza dei nostri imprenditori ed export manager in collaborazione con tutti i partner istituzionali che sapranno e vorranno esprimere una visione nell’interesse di tutti. Grazie per condividere questa newsletter e seguire le tesi del pensiero #ExportItalia2030.

Con Uniexportmanager, Federitaly, e le altre persone imprese e organizzazioni che vorranno contribuire all’attuazione delle 24 tesi per migliorare l’export e portarlo al centro dello sviluppo, lavoriamo a un evento che vedrà insieme Aziende, Export Manager e Istituzioni.

Giuseppe Vargiu
Presidente Uniexportmanager