Il leone e la gazzella
In Italia da una settimana ogni mattina mille grandi elettori si svegliano, aprono WhatsApp, leggono le istruzioni per votare, e cominciano a correre per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica Italiana.
In Italia da sempre ogni mattina centinaia di migliaia di imprenditori e manager si svegliano, vedono che i conti non quadrano con inflazione, carenza approvvigionamenti, burocrazia, tasse, norme idiote sul covid e non solo, e cominciano a correre sui mercati per governare le loro aziende.
Non importa se sei imprenditore o grande elettore: quando ti svegli al mattino devi correre. Di sicuro la corsa delle imprese è un po’ diversa dai tempi e dalle liturgia della politica e della pubblica amministrazione. In particolare devono correre le aziende del Made in Italy, quelle che lavorano con l’estero, e ancora di più per quelle non lo fanno abbastanza.
Una tematica fondamentale che vale il 30% del pil, l’export del Made in Italy è completamente ASSENTE dal dibattito pubblico. Mentre dilaga la sagra dei talk show del niente: maratone TV, elucubrazioni di filosofi e virologi sulle sfumature di greenpass, reporter appostati a centinaia dietro le porte dei palazzi a mendicare briciole di notizie sui candidati papabili e sui veti incrociati dei partiti.
Affrontare seriamente i temi export e internazionalizzazione
I problemi del paese si risolvono affrontandoli con lavoro intelligente nelle aziende e nei mercati. E il commercio internazionale, soprattutto quello delle piccole e medie imprese del Made in Italy è un tema di fondamentale importanza se vogliamo uscire dal tunnel e ottenere la prosperità del paese. E’ un tema che deve essere affrontato con una chiara visione di lungo periodo.
Nelle narrazioni che finora vediamo declinate in chiave propagandistica, l’export italiano è presentato come trionfante sui mercati, vengono ostentati i successi dei grandi marchi e dei grandi gruppi (magari di proprietà estera), l’unico problema sembra essere la concorrenza sleale dell’italian sounding, alimentata peraltro dalle nostre stesse campagne di nation branding che veicolano domanda estera su canali di vendita dove non sono stati veicolati i nostri prodotti. Affrontare seriamente il tema export e internazionalizzazione vuol dire individuare i problemi e fare azioni positive per risolverli.
Il problema qual’è?
Le piccole imprese del Made in Italy, che occupano il 70% del lavoratori, NON crescono, NON sono esportatrici, o NON fanno business con l’estero.
Come si è cercato di risolverlo?
Con l’allocazione di risorse in quantità mai vista prima (benvenute), con la propaganda, con misure export mirate alle aziende medio grandi, con i sostegni alla presenza sulle piattaforme internazionali senza sostenere le competenze per lavorarle, con i corsi e gli sportelli di funzionari pubblici che insegnano soprattutto come accedere agli incentivi.
Migliorare l’export con azioni correttive
Non siamo qui per fare polemica. Va riconosciuto il grande sforzo istituzionale con il Patto per l’Export. Ora bisogna avere onestà intellettuale, dire cosa non è andato, e apportare soluzioni correttive.
La visione #exportitalia2030 è di far comprendere l’importanza dell’export e dell’internazionalizzazione per la prosperità collettiva di tutti, con una visione di lungo periodo che intercetti il raddoppio dei flussi commerciali internazionali previsto nei prossimi 10 anni. Gli strumenti sono l’attuazione di 24 semplici tesi che trovate elencate qui, nel primo numero di questa newsletter:
Invitiamo chiunque si sentisse coinvolto come #exportpeople a condividere e iscriversi a questa newsletter per sostenere lo sviluppo di una scuola di pensiero che si pone al di sopra di lobby e interessi di parte e lavora per migliorare l’export nell’interesse collettivo comune.
Uniexportmanager e FederItaly insieme per migliorare l’export delle PMI del Made in Italy
Oggi ho il piacere di annunciare l’accordo fra le associazioni UNIEXPORTMANAGER e FEDERITALY per lavorare insieme e promuovere le tesi Exportitalia2030 nel corso delle loro iniziative 2022. E’ un modello innovativo che esce dagli steccati corporativi delle associazioni tradizionali, è molto più community che sindacato o associazione categoriale, apre una sintesi fra due associazioni, una di professionisti dell’export e un’altra di imprese PMI esportatrici di Made in Italy che sono in forte crescita proprio perché svincolate dagli apparati e aperte al miglioramento continuo per i loro associati.
Qui il comunicato stampa:
ExportItalia2030 è aperta a tutti gli exportpeople e a coloro che vorranno portare contributi e lavorare con noi per migliorare l’export del Made in Italy. Quando ci alziamo la mattina corriamo veloci: a breve nelle sedi istituzionali l’evento di presentazione delle iniziative comuni in Italia e all’estero.
Giuseppe Vargiu
Presidente Uniexportmanager
Commenti recenti