La promozione per la ripartenza

Sarebbe troppo bello pensare che per il successo delle aziende Italiane sui mercati esteri basti attrarre visitatori sulla nuova piattaforma MadeinItaly.gov.it, con la promozione tramite grandi eventi sportivi e una campagna di nation branding. E’ una parte delle nuove 19 azioni che ICE Agenzia ha in programma per promuovere il momento di ripartenza del commercio internazionale.

Un commercio internazionale che raddoppierà i volumi degli scambi nei prossimi 10 anni, e che viene visto nella angusta logica di momento di ripartenza. Io credo che dobbiamo cominciare a ragionare in termini di arrivo e non di partenza: dove saranno le nostre imprese e il nostro Made in Italy nel 2030?

Il marchio Made in Italy non ha pari al mondo. In una ricerca di YouGov e dell’Università di Cambridge sulle preferenze dei consumatori rispetto al “Made in”, ossia l’indicazione del paese d’origine dei prodotti in vendita, gli articoli con marchio “Made in Italy” sono secondi al mondo, dopo quelli tedeschi per popolarità. E in più ulteriori formidabili attributi regalano ai prodotti italici un valore aggiunto unico. Lo sanno bene anche gli imprenditori dell’ “italian sounding” che hanno dato vita a un mercato valutato oltre 100 miliardi, soltanto nel settore alimentare.

La Farnesina

In un comunicato di oggi la Farnesina, richiamando un intervento del Ministro Antonio Di Maio in occasione dei un convegno sulle contraffazioni, ci rammenta che :

"su #Pnrr ed #export continuiamo a raggiungere nuovi obiettivi. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale è una delle prime amministrazioni centrali ad aver rispettato le scadenze per l'erogazione dei fondi del Pnrr. A dicembre sono stati, infatti, concessi finanziamenti a più di 5mila piccole e medie imprese nell'ambito del Fondo per il supporto delle aziende italiane che operano sui mercati esteri.  Circa 753 milioni di euro finanziati proprio usando i soldi del Pnrr.  Un primo esempio virtuoso di reale utilizzo dei fondi del Next Generation EU. Parliamo di risorse che stiamo trasformando in opportunità e strumenti concreti.  Fondi che stiamo impiegando per digitalizzare, innovare, implementare l'economia sostenibile e creare posti di lavoro. Adesso sono ancora disponibili circa 450 milioni per le PMI che operano sui mercati esteri e si possono presentare le domande fino al 31 maggio 2022 attraverso il portale SIMEST. Continua il nostro impegno per rafforzare la competitività delle aziende italiane e promuovere il #MadeinItaly attraverso una gestione efficiente dei fondi europei. Il 2021 è stato l'anno record delle nostre esportazioni, ora avanti così verso la piena ripartenza!"

Avanti così… Siamo consapevoli che il Governo Italiano non ha mai allocato per l’export così tante risorse. Facciamo grande festa, giustamente, per i risultati raggiunti in termini di risorse spese.

Potrebbe andare meglio?

Certo che si: ora si tratta di giocare bene la partita ed ottimizzare l’impiego di queste risorse. Il falso Made in Italy continua a proliferare perché il fatto che siamo bravi a propagandare il nation branding, se non siamo altrettanto bravi a portare il prodotto, favorisce il gioco di chi ci fa concorrenza, la quale non è sempre leale. Per esempio:

● Navi cariche di olio d’oliva sfuso di provenienza italiana e origine misteriosa sono imbottigliati in America e rivenduti come EVOO italiano in concorrenza ai ns. produttori e imbottigliatori.

● Quantitativi di mozzarella difficilmente coerenti con le zone di produzione sono importati, rietichettati, e immessi su importanti mercati esteri come originali, o utilizzati come semilavorati per pizze e ricette Made in Italy, e si aggiungono alle già ricche produzioni locali di “mozerella”, mettendo fuori mercato i produttori autentici.

● Grandi marchi italiani, sempre più spesso rilevati da multinazionali, producono pasta o creme di cioccolato negli stabilimenti in USA o in Vietnam.

Direte: E’ la bellezza della globalizzazione. E’ vero. Il sostegno alle aziende che esportano non si fa con la propaganda. Dobbiamo renderci conto che la lotta ai falsi non si fa con la propaganda , e tanto meno con repressione, perché quando tutti vogliono il Made in Italy e il prodotto autentico non c’è, o arriva troppo poco o troppo caro, è logico che proliferanno i fake. Ora le risorse ci sono e l’obiettivo qual è? Attenti: se l’obiettivo è sostenere la ripartenza, senza pensare a dove vogliamo arrivare e come arrivarci rischiamo di finire cosi:

La ripartenza o l’arrivo?

Lavoriamo per portare a chi governa una chiara visione di medio lungo periodo, mirata a sostenere in modo concreto ed efficace chi lavora sul campo per portare sui mercati i prodotti del Made in Italy. La partita si gioca tutta sulle competenze. Solo queste consentono di porre obiettivi specifici e ragionevoli, e di misurarne nel tempo il raggiungimento.
Dobbiamo portare competenze professionali per l’export e l’internazionalizzazione in tutte le aziende, se vogliamo moltiplicare il numero di aziende esportatrici che arrivano sui mercati, e sostenere i loro progetti export, anche e soprattutto quelli delle aziende medie e piccole.

Competenze vuol dire prima di tutto le risorse umane “giuste”. Per esempio il digitale. Non si tratta solo di fare accordi con le piattaforme, che sono comunque benvenuti. Anche di lavorare sulle piattaforme richiede competenza. Il digitale può supportare profonde trasformazioni che impattano sul modo con cui si pianifica, si produce, si distribuisce. L’export collaborativo fra aziende grandi e piccole, reti, manager, consorzi, distributori esteri è un altro aspetto. L’export collaborativo fa uscire le aziende dall’isolamento, trasforma la piccola dimensione da problema a opportunità, ridisegna le filiere. Significa arrivare al consumatore e agli scaffali di vendita accorciando la distanza che li separa dal produttore.

Vogliamo accennare alle tendenze e alle problematiche emergenti? Non stiamo vivendo un periodo esattamente calmo e tranquillo da un paio d’anni. Tutto cambia ed evolve con un’accelerazione mai vista. Inflazione, catena approvvigionamenti, crisi dei trasporti, consegna on line e dark kitchen, digital money, big data, finanziario, strapotere delle piattaforme e dei grandi gruppi, impatto covid economy, automazione, delocalizzazioni e rilocalizzazioni di ritorno, indebitamento, business intelligence, privacy, smart working, ESG (acronimo brutto ma importante che riguarda sostenibilità e ambiente). Quanti sono in grado di gestire le nuove opportunità e minacce legate alla dieta mediterranea, alla longevity economy, agli ecosistemi di business digitale, alle criptovalute, o all’intelligenza artificiale?

Insomma la partita non è solo export , non si fa da soli e si vince rafforzando i giocatori in campo, e non i cartelloni a bordo campo. I giocatori dell’export italiano sono soprattutto le PMI, e per vincere devono elevare drasticamente il loro livello di competenze professionali, le loro tecniche, e le loro capacità e conoscenze per arrivare sui mercati. E’ il mantra che ripetiamo da sempre: un export manager in ogni azienda.

C’è bisogno di far conoscere le migliori pratiche, le exportstory significative, di attivare meccanismi di emulazione e collaborazione che motivino le aziende ad attivarsi e diventare esportatrici, nella consapevolezza che la sicurezza del futuro di ogni impresa viene soltanto dalla solidità del suo business internazionale. Con Uniexportmanager stiamo lavorando a iniziative concrete in questa direezione come il Premio ExportItalia, e sosteniamo il pensiero #ExportItalia2030 insieme a partner come Federitaly, Export Planning , AssoretiPMI, e quanti vorranno unirsi in questa sorta community sono i benvenuti.

Giuseppe Vargiu
Presidente Uniexportmanager