Questo mese sono previste 354mila nuove entrate nel mondo del lavoro, circa 52mila in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Un trend positivo, come sottolinea il bollettino Excelsior realizzato da Unioncamere – Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e ANPAL – Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro.
Da rilevare l’effetto trainante delle figure professionali qualificate legate all’#Export e al #Management del Made in Italy, con difficoltà di reperimento ancora troppo elevata. Ma cosa frena l’incontro fra domanda e offerta di managerialità e competenze per l’export? Non certo le disponibilità economiche, dal momento che non ci sono mai state così tante risorse pubbliche per sostenere i progetti di export e internazionalizzazione, come ad esempio i fondi #Simest, i servizi #Sace e #Ice , le misure del #Pattoexport. L’export delle #PMI del #MadeinItaly, con una visione di medio – lungo periodo è il traino più potente della crescita, se ne è parlato anche ieri nella Cabina di Regia per l’#Internazionalizzazione.
Il profilo dell’export manager nelle grandi aziende si concretizza in rapporti di lavoro dipendente che danno attuazione a strategie che vengono dall’alto, mentre nelle piccole aziende è l’export manager che tende a frazionare i propri interventi su diverse PMI utenti, ed è spesso lui che influenza l’imprenditore nelle sue scelte. In entrambi i casi sono decine di migliaia le posizioni aperte per il profilo #Exim o #ExportManager, dipendente o professionista, temporaneo o permanente, in digitale o in presenza, oggi regolato dalla norma professionale UNI 11823.
Dobbiamo prendere consapevolezza che promuovere nelle aziende l’occupazione dell’ #ExportManager non è solo sostenere l’export, ma è anche una delle più efficaci politiche attive per il lavoro. Ci stiamo lavorando con i partner che condividono il pensiero #Exportitalia2030, e con #Uniexportmanager presto daremo vita alle nuove iniziative del #PremioExportItalia 2022.
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