Report del tavolo settoriale servizi
Non invidiamo il ss Manlio Di Stefano e il suo staff che dopo 4 maratone di tavoli telematici con enti e associazioni per sostenere l’export del SistemaItalia nella delicatissima fase del dopovirus, devono ora fare una sintesi della molteplicità di proposte raccolte da enti, istituzioni, associazioni di categoria, lobby di settore.
L’ultimo incontro sui servizi export si è tenuto il 21 aprile: noi c’eravamo, con altri 50 partecipanti: schema consueto, introduzione del ss, numerosi interventi, alcuni molto interessanti.
Il punto era come utilizzare al meglio le cospicue risorse destinate a sostenere l’ambizioso Piano di export del Governo, parte già allocate dal Decreto CuraItalia, parte in arrivo.
Si è parlato di potenziare con una quota a fondo perduto i progetti export della l.394, di garanziae sui crediti, di un megaprogramma di formazione affidato a Ice e Sace, di Fiere in cina, di rebranding Italia, sull’ e-commerce qualcuno evoca la creazione di mitici portali e non poteva mancare da molte parti la richiesta di una riedizione del voucher tem, magari travestito da temporary digital manager.
Molte cose interessanti ma onestamente niente di nuovo. Lo abbiamo detto chiaramente al tavolo,
L’export è una scelta forzata per le aziende che vogliono riprendersi dopo l’emergenza covid. Ma nelle PMI mancano competenze. E non sarà basterà certo la formazione di ICE e SaCE ad accrescere la competenza export delle centinaia di migliaia di aziende italiane che non esportano.
Se era difficile prima ora sarà molto peggio perchè la crisi ha colpito anche i nostri sbocchi tradizionali.
Bisogna portare il maggior numero possibile di aziende italiane ad avere un capitale umano che le sostiene nell’export.
Le misure adottate in passato hanno visto il numero della aziende italiane che esportano ridursi da 139mila a 136milamila (Rapporto Istat-Ice 2019). Il 50% dell’export italiano è fatto dall’1% degli esportatori. In sintesi le pmi non esportano.
Servono misure radicalmente nuove: bisogna cambiare.
Non basta il piano Export con il bazooka di sace che apre la strada con promozioni, incentivi, fiere se poi i soldati che seguono, ossia le aziende, non hanno competenze e risorse.
Nemmeno è pensabile che le strutture ICE e Sace aumentino istantaneamente il livello di competenza export delle centinaia di migliaia di aziende iteliane che non esportano.
Qualcuno pensa che il digitale faccia il miracolo. Ma non basta cambiare nome al temporary manager e chiamarlo digitale, se poi lo schema resta quello delle società che vendono i manager alle aziende.
Sono molte centinaia le aziende italiane potenziali esportatrici, e sono molte migliaia gli export manager, innovation manager, digital manager . L’intervento istituzionale deve potenziare e agevolare l’incontro tra domanda offerta di managerialtà, e non restringerlo attraverso macchinosi sistemi di accreditamento.
Per aumentare la competitività e il numero delle aziende italiane esportatrici bisogna consentire loro di avere a disposizione le competenze necessarie di export, digitale, innovazione, internazionalizzazione con nuove modalità più efficaci.
LA SOLUZIONE LA PROPOSTA UNIEXPORTMANAGER è quella di agevolare in favore delle PMI una modalità A DOMANDA o anche A DISTANZA per accedere ai servizi dei professionisti specializzati export, internazionalizzazione, digitale in modo da generare una offerta completa in modalità agile, economica e ritagliata sui loro bisogni.
Di questo e molto altro parleremo nel webinar Il Bazooka del SistemaItalia per l’export e l’internazionalizzazione: cosa aspettarci?
Venerdi 24 aprile alle ore 15 , chiedete le credenziali a press@uniexportmanager.it
Commenti recenti